«Nel tuo Cuore, Gesù, dammi dimora»
Luigi di Montfort: cantore del Sacro Cuore di Gesù
«Nel tuo Cuore, Gesù, dammi dimora,
diventi anche il mio paradiso.
Nel tuo Cuore rimanga sempre il mio,
in esso possa vivere senza fine.
Dolce è l’amarti in esso ed in eterno»
(Montfort, Cantico 131,10)
Nell’epoca moderna, in Francia il culto al cuore del Salvatore conobbe nuovi sviluppi. In un tempo in cui il giansenismo proclamava i rigori della giustizia divina, la devozione al Cuore di Cristo costituì un efficace antidoto per suscitare nei fedeli l’amore al Signore e la fiducia nella sua infinita misericordia di cui il cuore è segno e simbolo.
San Francesco di Sales, morto nel 1622, assunse come norma di vita e di apostolato l’atteggiamento fondamentale del Cuore di Cristo, cioè l’umiltà e la mansuetudine, l’amore tenero e misericordioso. San Giovanni Eudes, morto nel 1680, promosse il culto liturgico ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria. È soprattutto su ispirazione di santa Margherita Maria Alacoque, morta nel 1690, che è stata istituita la festa del Sacro Cuore. A lei il Signore mostrò ripetutamente le ricchezze del suo cuore e nella sua autobiografia questa suora visitandina riferisce le famose dodici promesse del Sacro Cuore dalle quali è derivata la pia pratica dei primi nove venerdì del mese. Legata a santa Margherita Maria vi è la figura di Claudio de la Colombière (1641-1682), che si impegnerà a propagare la devozione al Sacro Cuore, in particolare tra i suoi confratelli gesuiti.
Le rivelazioni di Paray-le-Monial ebbero inizio nello stesso anno della nascita di san Luigi Maria di Montfort (1673) e susciteranno in lui un vivo interesse, grazie anche ai contatti avuti con le Visitandine. In particolare egli dedicherà una serie di Cantici al Cuore di Gesù e alla sua intima unione con il cuore della Vergine Maria. Sono i Cantici 40-44 e 47-48.
Cantico 40: I tesori infiniti del Cuore di Gesù Cristo
Nel Cantico 40 Luigi di Montfort richiama i motivi che inducono il cristiano ad onorare il Cuore di Cristo e i suoi tesori infiniti. Si chiude sulla grande e mirabile unione del Cuore di Gesù al cuore di Maria, con un invito a perdersi interamente in essi. Sono un Cuore solo perché «dal sangue del Cuore infiammato di Maria / il Cuore di Gesù è formato: / hanno un cuore solo, hanno un’anima sola / l’uno e l’altro devono essere amati» (st. 36). E attraverso il tenero cuore di Maria possiamo salire fino all’altissimo Cuore del Figlio.
Cantico 41: L'amore folle del Cuore di Gesù
Il Cantico 41 invita a contemplare l’amore folle ed eccessivo del Cuore di Gesù Cristo che si manifesta in mille modi durante tutta la sua vita, dall’incarnazione fino alla trafittura del fianco sulla croce, «da cui sgorga un torrente / d’acqua, di sangue e d’amore» (st. 34).
«Questo Cuore va dove lo trascina l’amore, / ci vuole alla fine trovare; / è debole, è senza fiato, /è stanco per il cammino. / Si siede presso un pozzo, / non per risparmiarsi, / ma per la Samaritana / che vuol salvare e conquistare» (cfr. st. 16-17).
La contemplazione il Cuore di Gesù Cristo non è fine a sé stessa, ci ricorda Luigi Maria, ma mira a che noi ne «seguiamo l’esempio amoroso» (st. 1).
Cantico 42: La devozione al Cuore di Gesù Cristo
Il Cantico 42 è un accorato invito ad arrendersi al Cuore di Cristo e al suo amore, senza fuggire lontano da lui. Ha sete della conversione del peccatore, non vuole vendetta, non ha fretta di castigare, ma invece di perdonare.
Il Cuore di Gesù è luce che illumina, dona forza e pace, offre riposo, accende di fervore: «Hai l’anima tiepida e impigrita? /Il tuo cuore è indolente? / Il mio Cuore rende un’anima fervente / e di un nano fa un gigante» (st. 22).
Ancora, è la via per amare Maria: «…se vuoi amare Maria / di un amore come infinito, / nel mio Cuore trovi la via: / il mio cuore con lei sta unito» (st. 27).
Il Cantico si chiude con l’invito ad aprire il cuore per entrare nel Cuore di Cristo, a staccarsi da ogni creatura per possedere tutto in Lui!
Cantico 43: Gli oltraggi al Cuore di Gesù
Il Cantico 43 è una lamentazione rivolta agli amici del Cuore di Cristo perché il suo amore è dimenticato, ignorato e negato. Il sacramento del suo amore, l’Eucaristia, è profanato in tanti modi. Qui Luigi di Montfort segnala le profanazioni avvenute nella sua epoca e denuncia, in particolare, quelle degli stessi cattolici. «Le nostre chiese abbandonate / il nostro Dio senza adoratori, / giorni, che dico?, anni / senza che si adorino le sue grandezze / Se molti vengono nelle nostre chiese / non è tanto per Gesù Cristo / ma per abitudine o per imitazione, / Essi non hanno per niente Gesù nella mente» (st. 14-15). Che paradosso: da una parte il Cuore di Gesù Cristo vuole ricolmare di grazie e dall’altra trova solo gelo e un freddo distacco!
Luigi di Montfort è impietoso nella sua denuncia: non c’è rispetto per la casa di Dio nella quale il mondano ostenta la sua vanità e la donna ben vestita sta accanto all’altare spoglio per farsi adorare; quante chiacchiere, quante risate, quanto chiasso e confusione in chiesa come se si fosse al mercato e non nel luogo dove dimora l’amore del Signore; quanto sono disadorne e trascurate le chiese, anche a causa di preti attaccati ai soldi come lupi rapaci!
Il Cantico si chiude con l’accorato appello a non abbandonare il Cuore di Gesù che è ancora in agonia per i tanti tradimenti. «Il mio cuore vi ama e vi desidera, / per voi è stato squarciato. / Dietro il vostro amore sospira. /Potrà essere abbandonato?» (st. 38).
Cantico 44: Le pratiche della devozione al Cuore di Gesù
Il Cantico 44 risponde alla domanda: come si esprime la vera devozione al Cuore di Cristo? In particolare, ama il Cuore di Cristo chi corrisponde al suo amore perché «l’amore chiede amore» (st. 2). Amare è adorare e consacrarsi a Lui, cantare le sue lodi e diffondere la sua devozione, visitarlo nel SS. Sacramento dell’altare, riceverlo nella santa comunione, ringraziarlo, onorando le sue immagini e iscrivendosi nelle confraternite erette nel suo nome. Ama il Cuore di Gesù chi spera in lui, evita i peccati, nascondendosi nelle sue piaghe e, soprattutto, lo imita: «È il nostro modello di vita: / abbiamo in noi i suoi stessi sentimenti, / cerchiamo di seguirlo cuore a cuore / nei suoi passi e nei suoi movimenti » (St. 14). Infine, la vera devozione al sacro Cuore si esprime nel riparare il suo onore.
Cantico 47: Onorevole ammenda al Cuore di Gesù
Il tema della riparazione ritorna nel Cantico 47 . Con accenti appassionati Luigi di Montfort intende dapprima ravvivare nel cristiano il senso del dovere di una giusta riparazione per le offese che si recano al cuore di Cristo, degno di infinito amore.
Il Cantico assume, poi, la voce dolente di un cuore affranto ed umiliato che chiede pietà per le proprie mancanze e vorrebbe gridare al mondo l’immenso amore del Cuore di Cristo: «Vorrei percorrere la terra / per gridare ovunque: / Peccatori, non fate più guerra / al Cuore amoroso di Gesù!» (st. 20).
Sarebbe troppo ardito chiedere un trapianto di cuore? Luigi di Montfort osa chiederlo per il seno e per il grembo di Maria che hanno nutrito e portato il Cuore di Gesù: «toglimi il cuore di peccatore / e non abbia in questa vita / altro cuore che il tuo Cuore» (st. 30).
Cantico 48: Alle religiose della Visitazione
Il Cantico 48 prova che Luigi di Montfort conosceva bene le Visitandine, alle quali il componimento è dedicato. In esso elogia il carisma della Visitazione e lo spirito del fondatore san Francesco di Sales; esorta le religiose ad essere orgogliose del dono ricevuto e fedeli al dovere di far conoscere e far risplendere i tesori del Cuore di Cristo.