Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (I parte: dalla nascita alla vigilia del sacerdozio)
Molti hanno sentito parlare di san Luigi di Montfort, di questo grande santo, soprattutto in riferimento alla devozione a Maria e per la sua consacrazione “Totus Tuus”. La maggior parte delle persone lo conosce anzitutto per i suoi scritti, in particolare per il “Trattato della Vera Devozione a Maria”, il suo capolavoro. Ma quanti conoscono la sua vita, il suo vissuto spirituale, la sua vita missionaria? Chi era san Luigi di Montfort?
Per questo vi proponiamo, in questa serie di 4 articoli, un breve ritratto della sua vita dalla nascita alla sua morte, per conoscere un pò meglio la figura di questo santo, il suo percorso di fede e di attività apostolica missionaria. Ovviamente, chi volesse conoscere in modo più profondo la vita e l’operato di san Luigi di Montfort, rinviamo alle varie valide biografie che ci sono.
Il nostro racconto vuole essere solo un assaggio di una vita che, guidata e colmata dalla grazia di Dio, come un piccolo seme caduto in terra dell’amore di Dio e della sua volontà, è cresciuta in un albero da cui dopo tre secoli ancora tante persone raccolgono i frutti spirituali per il loro cammino cristiano, ispirandosi e prendendo come loro guida spirituale l’esempio e l’insegnamento di san Luigi Maria di Montfort.
La nascita e l’infanzia
Luigi Maria Grignion di Montfort nasce il 28 gennaio 1673 a Montfort-sur-Meu, piccola città che sorge a ovest di Rennes in Bretagna, nell’epoca del re Sole, Luigi XIV. Nasce come secondogenito di 18 figli, in una famiglia di grande spiritualità dai genitori Giovanni Battista e Giovanna Robert. Viene battezzato nella parrocchia di S. Giovanni il 1° febbraio 1673. I primi anni della sua infanzia trascorre nella campagna di Bois-Marquer in Iffendic in contatto con una vita semplice e contadina dove imparerà le prime parole, prime preghiere, l’amore per la vita e piccole gioie dei poveri. Frequenta la scuola parrocchiale a Montfort.
Fino all’età di 12 anni, Luigi visse una vita normale. Suo padre era una persona dal carattere molto deciso e la madre una donna molto forte e devota. Da 18 figli, saranno sacerdoti tre maschi e tre sorelle diventeranno le suore e monache.
Della complessa lezione che gli viene data dai genitori, Luigi raccoglie con passione i primi elementi della sua statura spirituale d’infanzia. La sua pietà di bimbo ha caratteri spontanei: a pochi anni, gli piace parlare di Dio: impara quindi a pregare, con una serietà di proposito che lo induce a cercare, per questo scopo, il silenzio e il raccoglimento; si ritira in un angolino della sua casa rumorosa, o s’inginocchia, col rosario in mano, davanti a un’immagine della Madonna.
Luigi stringe un particolare rapporto con la sorellina, il tesoruccio di mamma, Guyonne che lui ribattezzerà Louise, molto più giovane di lui e alla quale resterà legato per tutta la vita. Un giorno, Luigi, chiuso e volitivo com’è, s’intenerisce, e disse alla sua sorellina: «Sarai bellissima e tutti ti vorranno bene, se amerai Gesù…»
Al collegio di Rennes
A 12 anni comincia ad andare a scuola a Rennes presso il Collegio gesuita S. Tommaso Becket. Alloggia presso lo zio prete Alano. È un bravissimo studente, e in più è molto buono d’animo, sempre attento ad aiutare gli altri e a dedicare le sue energie e il suo tempo a chi ha bisogno, soprattutto ai poveri, numerosissimi in quell’epoca.
Luigi stringe nel collegio le amicizie significative. Questo nuovo vento di apertura dona a Luigi soprattutto due indimenticabili compagni: si chiamano Giovan Battista Blain e Claudio Poullart des Places. D’estate, quando le vacanze riportano i Grignion al Bois-Marquer, gli studenti di Rennes – che Luigi invita in campagna – tornano fanciulli, e là con fervore catechizza i bambini e ragazzi. Un giorno al collegio sente parlare un sacerdote del luogo che racconta la propria vita di missionario itinerante e si entusiasma alla predicazione delle missioni. Studia intensamente per 8 anni a Rennes dedicandosi quando può ai poveri e sviluppando sempre più una speciale devozione per la Madonna. Gli anni del collegio passano veloce e Luigi è ormai cresciuto in un giovane forte e maturo. Come per tutti i giovani, si pone l’interrogativo: cosa fare nella vita? Quale via scegliere? Il suo amico Blain scriverà: “La vocazione sacerdotale è stata l’unica di cui parlava dal cuore, l’unica che Dio gli rivelava”.
Il suo desiderio di diventare sacerdote cresce sempre di più e a 19 anni decide di entrare nel seminario. Nell’autunno del 1692 intraprende il viaggio a piedi da Rennes a Parigi. La sua famiglia vuole offrirli un cavallo, ma egli lo rifiuta; sua madre però insiste a dargli qualcosa e alla fine gli dona un vestito nuovo mentre suo padre gli affida dieci scudi per i bisogni e le spese del viaggio; un fratello lo accompagna per un tratto, precisamente fino al ponte di Cesson, dove la strada per Parigi passa sopra un fiume e dove ci si scambiano gli ultimi addii.
Fin qui nulla di strano. Ma appena passato il ponte, Luigi compie un gesto straordinario che significa molto chiaramente il suo stile di vita che ormai intende incominciare. Celebre è l’episodio del ponte di Cesson, Il nuovo vestito regalato da sua madre e i 10 scudi dal padre per i bisogni e le spese del viaggio li diede ai primi poveri che incontrò.
Prosegue così il cammino, sempre a piedi, deciso da questo momento, a vivere sempre fidandosi della Provvidenza di Dio. Lui non aveva paura di restare senza cibo o senza il minimo necessario per sopravvivere, perché pensava e diceva: “Nei cieli ho un padre con non mi manca mai!”
Arrivo a Parigi e vita nel seminario
Luigi Maria ha diciotto anni e una salute ottima: affronta il viaggio verso la capitale come una spensierata passeggiata a piedi. Impiega una decina di giorni per percorrere i 350 km, bagnato, infangato, intontito. A Parigi dovrebbe entrare nel famoso seminario Saint Sulpice grazie ad una benefatrice che si è offerta a pagarli gli studi e la vita nel seminario.
Giunto alla casa della signora che si è offerta di pagargli il seminario, questa gli dice del cambiamento di programma. Non potrà entrare nel famoso Seminario di Saint-Sulpice, ma dovrà accontentarsi di un collegio per chierici poveri, guidato dal Sacerdote De La Barmondière. Quell’anno, il 1693, è uno dei più poveri degli ultimi decenni: la carestia significa limitazione e prudenza anche per i nobili (e la signora deve cessare il pagamento della pensione del chierico povero Luigi Maria), e ciò significa la fame e la miseria per tutti gli altri.
Luigi Maria deve darsi da fare per pagare la permanenza nella comunità, ed oltre che a stendere la mano, si adatta anche a vegliare i morti nella parrocchia vicina. A metà settembre, un’altra batosta lo colpisce: il Direttore muore improvvisamente e il suo seminario per chierici poveri deve chiudere. Luigi Maria potrà andare in un altro collegio per chierici poverissimi, accolto nella poverissima comunità del sacerdote Boucher. Provato dalle fatiche e condizioni povere della vita, aggiunte anche dalle dure penitenze del giovane seminarista, san Luigi cade a letto per una grave malattia infettiva, e venne portato all’ospizio Hotel Dieu, che in effetti fu l’ultimo rifugio per i più grandi poveri di Parigi. Le sue condizioni peggiorarono così che ormai si attendeva la sua fine, e le suore già hanno preparato il lenzuolo per avvolgere la salma del giovane seminarista. Il giovane Luigi per la grande sorpresa di tutti, per la prima volta fece l’intuire il suo dono profetico in quanto confidò al suo amico Blain che non morirà da questa malattia. Infatti, dopo pochi giorni si alzo da letto recuperando la salute e forze.
Ora bisognava risolvere anche la questione della retta annuale di 260 libri per continuare gli studi nel seminario. Siccome la Provvidenza nella vita di Montfort non mancava mai, così anche questa volta si mostrò benevola verso il povero seminarista. Per la generosità della famiglia Mortemart, Luigi Maria può entrare nel Piccolo Seminario di San Sulpizio. Segue i corsi di teologia alla Sorbona. Per Luigi il seminario è il posto ideale perché può riflettere attentamente e con calma sulla sua spiritualità personale e confrontarla anche con i modi di fare degli altri seminaristi e dei sacerdoti di quell’epoca. Per esempio a lui non piaceva l’atteggiamento comune degli altri studenti che nei loro discorsi e nei modi di fare mettevano il clero sul piedistallo; secondo lui, giustamente, c’era il rischio di cedere all’orgoglio, di sentirsi superiori agli altri.
Comunque, il tempo trascorso a San Sulpizio offre a Luigi l’occasione di studiare la maggior parte dei libri di spiritualità conosciuti, e in particolare lui si appassionò alle opere riguardanti il posto di Maria nella vita cristiana; era così interessato ai libri che a un certo punto il priore fece in modo che fosse nominato bibliotecario. La sua vita in questo periodo era sempre molto intensa e lui continuava ad essere rigoroso con sé stesso facendo molte penitenze e pregando spesso ma almeno era un po’ più ordinata di quando era appena giunto in città.
Per questo, è in quei mesi che Luigi trova il tempo di dedicarsi all’insegnamento del catechismo, e naturalmente a chi poteva dedicare principalmente la sua attenzione? Ai giovani emarginati della parrocchia di San Sulpizio, soprattutto bambini poveri e persone alle quali nessuno aveva mai pensato di dover raccontare le cose di Gesù.
Sviluppo della sua personalità umana e spirituale
Luigi Maria, nel seminario sviluppa e matura la sua personalità. Ha la forza del cuore, ha una sensibilità plastica, accesa, che organizza gl’ideali in immagine: realista e poeta, alla maniera dei bretoni. Luigi ha un temperamento di artista. Infatti che egli ha un genuino talento per la pittura e la scultura, e che se ne serve per moltiplicare immagini sacre: una, riuscitissima, raffigura un Gesù Bambino che giuoca con Giovanni Battista. La giovinezza di Luigi prende dunque respiro dalla scoperta dell’arte, cui egli rimarrà fedele sempre.
Va avanti così il suo impegno per qualche anno, molte persone apprendono da lui i fondamenti della vita cristiana, il messaggio di Gesù, l’amore per la Madonna e l’esempio dei Santi; molti nel quartiere lo conoscono e gli vogliono bene, anche se lui non è il classico chierico ben messo ma sembra piuttosto uno come loro, con vestiti malandati e scarpe bucate.