Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (III parte: Missionario apostolico
Abbiamo lasciato Luigi Maria nella grande prova del suo ministero sacerdotale: i fedeli lo amano, le missioni hanno grandi frutti ma i vescovi non gli permettono di svolgere il ministero, mentre lui desidera spendersi a causa del Vangelo. Per questo accoglie il consiglio del proprio confessore e si mise in viaggio alla volta di Roma. Va dal papa per esporre i suoi desideri e progetti e ricevere una luce per il suo apostolato missionario. Un giorno dirà al suo collaboratore Des Bastieres:
“Sono andato a Roma per chiedere personalmente il Papa il permesso per andare nelle missioni lontane con speranza di trovare l’occasione per versare il proprio sangue per la gloria di Cristo che ha versato il suo sangue per me”.
Partendo per Roma lasciò alla prima occasione i pochi denari che aveva ai poveri e convinse un ragazzo spagnolo che lo accompagnò per un gran pezzo a fare lo stesso. Camminavano ogni giorno per circa 25 chilometri e vivevano di elemosina e ospitalità nei villaggi. Era partito alla fine di febbraio del 1706 e dopo soli due mesi aveva percorso 1400 chilometri, tutti a piedi, e si trovava dalle parti di Firenze. A quel punto fece una cosa straordinaria: invece di proseguire verso Roma, fece una deviazione di 300 km e andò a Loreto, per pregare nella Santa Casa dell’Annunciazione.
Arriva a Roma, la città Eterna verso l’ultima settimana di maggio 1706, dopo aver percorso in poco più di tre mesi quasi 2000 km a piedi. Dovrà aspettare ora qualche giorno che il papa lo possa accogliere dopo le festività del Corpus Domini.
Il 6 giugno sarà una data fondamentale nella vita di Montfort. Clemente XI, papa Gianfranco Albani, lo accoglie in udienza privata. Montfort parla della propria attività pastorale e delle difficoltà incontrate, e gli espresse i propri progetti, desideri e la sua disponibilità di andare ovunque, anche nelle missioni Estere. Il papa, che era veramente un uomo sapiente, umile e generoso, riconoscendo la sua vocazione e la sua buona volontà gli disse:
“Signore, lei ha un campo abbastanza vasto in Francia per esercitare il suo zelo. Non vada altrove. Lavori sempre con perfetta sottomissione ai vescovi, nelle diocesi ove sarà chiamato: e Dio benedirà il suo lavoro”.
Per confermare questo suo apostolato, il santo pontefice conferisce a Luigi il titolo di “missionario apostolico”, compiendo un gesto ben raro anche per quei tempi. Infine il Papa volentieri benedice anche un piccolo crocifisso d’avorio che Luigi gli presenta, e che isserà, più tardi, in cima al proprio bastone di pellegrino. Così termina il colloquio che decide la vita del padre di Montfort. Ora Luigi ha definitivamente risolto i suoi dubbi legate al suo apostolato. Ora sa quello che Dio chiede da lui.
Luigi ritorna da Roma, sempre a piedi da pellegrino e da penitente. Incoraggiato e confermato dal papa con il titolo del missionario apostolico, finalmente può prendere vita quel stile di vita missionaria che da sempre ha desiderato.
Nei sobborghi miserabili si vede per la prima volta quello che sarà il suo “stile”: invita tutti gli abitanti all’aperto e con processioni e liturgie viventi fa rinnovare a tutti le promesse del Battesimo. Il successo è incredibile: i fedeli, soprattutto i contadini, i poveri, gli abbandonati, accorrono a questi incontri come mai era successo prima.
Dal marzo del 1707 si dedicherà a tempo pieno alle missioni popolari. In particolare segnano l’incontro con un giovane, Maturino Rangeard che lo seguirà nella vita apostolica: è il primo fratello della futura Compagnia di Maria. Nelle città dove si svolgevano le missioni, i più poveri erano sempre i preferiti e, per loro, Padre Luigi animò numerose iniziative per soccorrerli. Luigi era contento di poter dare un po’ di aiuto materiale ai bisognosi e nel frattempo insegnare loro qualche cosa su Gesù e sulla Madonna.
La fama del missionario si propagò ovunque e la gente semplice cominciò a chiamarlo in un modo bellissimo: “il buon Padre di Montfort”. Cosa faceva di speciale san Luigi? Forse per la prima volta faceva sentire a molte persone che la Chiesa era loro vicina, che Gesù li amava anche se erano poveri e ignoranti, che la Madonna era una mamma a cui ci si poteva rivolgere in qualunque momento con semplici parole. In un suo cantico scrisse per la sua vita: Io corro per il mondo /son guidato da un umor / vagabondo per annunciare ai poveri il Vangelo.
Gli anni successivi sono segnati da molte missioni al popolo. Una in particolare lascerà il segno. È la missione di Pontchateau. Oltre alle catechesi, il missionario convince la popolazione a riprodurre una collina con il Calvario monumentale. Si lavora giorno e notte e dopo 15 mesi di lavoro di centinaia di persone provenienti da ogni parte della Francia e dall’estero viene terminato. Ma proprio questo Calvario doveva causargli molta sofferenza.
Il Calvario di Pontchateau è pronto per essere benedetto, ma la vigilia del giorno dell’inaugurazione, il vescovo di Nantes ne proibì la benedizione per l’ordine del re Luigi XIV che ne ordinò la demolizione, motivata dal pericolo che la collina potrebbe servire di fortezza agli inglesi qualora questi se ne fossero impadroniti.
In realtà non si è mai capito come siano andate veramente le cose, se ad esempio questa triste storia della demolizione per ordine del re fosse il risultato della gelosia di qualcuno o una vendetta.
Pietro de Bastieres, che si recò da san Luigi a consolarlo, rimase sorpreso dalla serenità del santo, il suo viso sereno e gioioso sembrava come se non fosse successo niente, rispondendo semplicemente: “Il Signore ha permesso che lo abbia fatto fare; permette oggi che sia distrutto: sia benedetto il nome del Signore”. È la grande fiducia dei santi che hanno nel Signore, sapendo che tutto è nelle mani di Dio e della sua volontà, che soltanto siamo chiamati solo a riconoscere e accogliere con fiducia, anche nelle prove. San Luigi quindi, non si lasciò quindi scoraggiare da questa prova, al contrario si sentì spinto alla riflessione e alla meditazione, e scrisse proprio in quel periodo un altro bellissimo libricino: la “Lettera agli Amici della Croce”.
Non gli era stato proibito ogni ministero nella Diocesi di Nantes, tuttavia era evidente che se voleva continuare a predicare doveva andare da qualche altra parte, in un’altra diocesi. Non ci pensò dunque due volte quando il vescovo di La Rochelle lo invitò nel 1711 nella sua città. Inizia così l’ultimo, il più maturo e più sereno periodo della sua vita da sacerdote e missionario, in cui predicherà numerose missioni nelle diocesi di La Rochelle e Lucon, appartenenti alla regione chiamata “Vandea Militare”.