Giugno 2021
Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (II parte: I primi anni del sacerdozio)
Gli anni della formazione al sacerdozio sono passati veloce e dopo 8 anni della permanenza a Parigi si è avvicinato il momento della sua ordinazione. Con alcuni seminaristi è stato scelto di compiere il tradizionale pellegrinaggio di ringraziamento a Chartes che lui fece ben volentieri.
Giovane Luigi sa che un importante periodo della sua vita sta finendo e che presto diventerà sacerdote. In quel pellegrinaggio nella preghiera a Maria esprime i suoi desideri e le sue paure, le speranze e le attese. Rinnova la consacrazione della santa schiavitù dell’amore che già fece nel seminario; rinnova il voto della povertà che fece partendo per Parigi; e rinnova il voto della castità che fece nella cattedrale di Parigi davanti alla statua della Madonna. Ora a Maria affida di nuovo completamente tutto sé stesso e il suo futuro ministero sacerdotale.
Ha tanto atteso di essere ordinato sacerdote per dedicarsi all’evangelizzazione e alla salvezza delle anime, ma poco prima dell’ordinazione sente di non essere degno a ricevere gli ordini sacri. Forse su questo senso di inadeguatezza ha influito anche la sua formazione alla scuola sulpiziana che accennava la grandezza e la sublimità della vocazione sacerdotale. San Luigi quasi vorrebbe posticipare l’ordinazione, ma il superiore del seminario e suo controverso padre spirituale Leschassier interrompe l’incertezza di Luigi e stabilisce la data dell’ordinazione.
Il 5 giugno del 1700 Luigi di Montfort venne ordinato sacerdote nella cappella arcivescovile vicino a Notre-Dame. Dopo pochi giorni celebra la sua prima messa all’altare della Madonna nella Chiesa di San Sulpizio. Un testimone presente a quella messa diceva: “Ho visto un angelo all’altare!” Durante tutta la sua vita san Luigi vivrà la santa Messa come momento centrale della sua vita spirituale e apostolica, celebrandola con grande devozione e raccoglimento.
Scelta della vita missionaria
Ora san Luigi è pronto per “scatenarsi” nelle attività di apostolato come lo aveva in mente, ma prima di lanciarsi rimane ancora qualche mese a Parigi. Intanto il superiore del Seminario gli chiede se volesse rimanere nel seminario e lavorare nella formazione, mostrandogli con questo gesto una grande stima e fiducia nei suoi confronti. Ma lui è spinto dal desiderio di una vita missionaria, specialmente fra i poveri e gli ultimi nella società.
A settembre, padre Luigi viene inviato nella città di Nantes, affidato ad una comunità missionaria del sacerdote Renato Léveque. Questi aveva creato in quella città una comunità di predicatori delle missioni popolari, e arrivato ormai alla vecchiaia più avanzata, ha bisogno di nuove forze e giovani preti da avviare alla predicazione. Luigi Maria accetta, convinto com’è, che la vita di seminario non faccia per lui e che si sente portato verso la vita apostolica.
È pieno di speranza perché pensa di poter fare molto di quello che aveva in mente, ma trascorre l’inverno in penosa inattività: la comunità non è in grado di soddisfare le sue attese e sue esigenze di apostolato. Non vuole scendere ai compromessi di uno stile di vita rilassante di fronte ai suoi desideri e ideali di santità. Considera varie soluzioni, anche di diventare eremita, ma in lui vince sempre la convinzione d’essere chiamato a “predicare le missioni ai poveri”. Diceva anzi, che il suo progetto era quello di fondare “una piccola compagnia di sacerdoti missionari” sotto lo stendardo della Madonna. Tra i suoi desideri, già da seminarista, era anche quello di partire per Canada dove i sulpiziani avevano una loro missione e dove mandavano i chierici in missione.
Cappellano a Poitiers
Dopo alcuni mesi un’importante dama, signora di Montespan, l’antica istitutrice convertita del re Luigi XIV che san Luigi aveva conosciuto a Parigi, lo invita ad andare a lavorare nell’Ospedale di Poitiers. Padre di Montfort non è molto convinto che sia adatto per quel servizio pastorale che lo vedrebbe rinchiuso in un ospedale mentre si sente spinto interiormente per le missioni, ma decide di partire. Nel novembre del 1701 diventa cappellano dell’Ospizio di Poitiers.
È rimasto famoso anche l’episodio del suo arrivo nell’ospedale: appena arriva, si ferma nella cappella dell’ospedale ed è talmente preso dalla preghiera silenziosa che rimane là alcune ore finché un povero un po’ più attento lo scambia per un disperato e pensa bene di organizzare una colletta per lui. Quale sorpresa quando lui e i suoi amici scoprono che era il prete che avevano mandato per loro! A questo punto Padre Luigi sente ancor più come suo l’incarico di cappellano, ma come entra nell’ospedale rimane sbalordito! Quello non è un “Ospedale Generale” ma una specie di ricovero dove oltre ai malati venivano richiusi i più miserabili tra i poveri, per evitare che vagassero per la città.
L’esperienza di Poitiers segnerà profondamente l’anima di san Luigi, che identificherà nell’esperienza della croce e della sofferenza uno dei momenti privilegiati dell’incontro con Gesù Cristo.
Questo periodo è anche un tempo di prova per Luigi Maria perché non tutti comprendono il suo modo di organizzare la vita nell’ospedale. Lui vorrebbe rinnovare la vita di quell’ospedale, ma dopo qualche mese è invitato dall’amministrazione a lasciare l’ospedale. I poveri però non l’hanno dimenticato e ora gli scrivono, pregandolo di ritornare, facendo anche la petizione al vescovo. Con il consenso del vescovo ritorna a Poitiers come direttore generale dell’Ospedale, riprendendo la riforma dell’istituto.
Incontro provvidenziale con Maria Luisa
A Poitiers incontra Maria Luisa Trichet, figlia del procuratore generale della città. Un giorno Maria Luisa vede rientrare Elisabetta, sua sorella, e tutt’accesa, traboccante di entusiasmo diceva: “Oh! Luisa! se sapessi che bella predica ho inteso or ora; no, non ho mai sentito in vita mia nulla di così commovente: il predicatore era un santo”. Mentre Elisabetta cerca le parole che riescano a rendere il suo sentimento, Maria Luisa, di colpo, semplicemente formula in sé una decisione: chiederà a questo sacerdote che accetti la sua direzione spirituale. Il giorno dopo ella va in chiesa; il padre di Montfort sta confessando: Maria Luisa aspetta il suo turno, e quando questo viene, la prima parola di lui la sorprende: “Chi vi ha mandato qui, figlia mia?” “Mia sorella” risponde stupita. “Oh! No, figlia, non è stata vostra sorella: è stata la Madonna...”
San Luigi divenne il suo padre spirituale e da quel momento iniziò l’amicizia spirituale tra i due futuri cofondatori. Maria Luisa percorre più e più volte la strada che conduce all’ ospedale, dove Luigi serviva i poveri, divenendo una frequentatrice assidua della casa della sofferenza e aiutando il giovane prete Luigi a riorganizzare l’ospedale, desiderando dedicarsi al servizio dei poveri.
Così, nel pieno dell’adolescenza, a 17 anni, nel cuore di Maria Luisa nacque il desiderio e la vocazione di offrire la sua vita a Dio e ai poveri, e lo confida al Padre di Montfort, che le propone di venire a vivere all’ospedale dedicandosi al servizio dei poveri. Poco dopo, un’altra giovane donna, Caterina Brunet, la raggiungerà. Sono i germi di una nuova comunità religiosa all’orizzonte e le prime “Figlie della Sapienza”.
Il 2 febbraio 1703, san Luigi consegna a Maria Luisa il primo abito delle Figlie della Sapienza con una grande croce e la corona del Rosario. Nel consegnarlo, Montfort le dice: “Io mi chiamo Luigi Maria, tu Maria Luisa; aggiungi il nome di Gesù che prendi come unico tesoro della tua vita“. Saranno proprio loro, fra qualche anno, le prime suore monfortane, le prime “Figlie della Sapienza”.
Scrittore e maestro della vita spirituale e mariana
In quegli anni scrive nei suoi quaderni la gran parte di quello che sarà poi la sua prima opera teologica, L’Amore dell’Eterna Sapienza, dove il Montfort espone la centralità della croce nella vita del cristiano e spiega che “Gesù lo si ama poco perché lo si conosce poco”: “Conoscere Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, è sapere abbastanza. Sapere tutto e non conoscere Lui, è non saper nulla”. Lo scritto è un caposaldo della sua dottrina, perché vi indica già la vera devozione a Maria come “il più meraviglioso dei segreti” e come la via più semplice e diretta “per acquistare la Divina Sapienza”.
Il tempo della prova
Intanto Luigi si mette al servizio dell’Ospizio di Poitiers con tutto l’amore possibile e cerca di migliorare la situazione, di organizzare meglio le cose, ma questo suo modo di fare non viene capito, anzi qualcuno dei capi dell’ospedale è invidioso di lui. Luigi Maria incontra forti resistenze con le sue riforme, e dopo alcuni mesi, per la seconda volta è costretto di lasciare l’ospedale. È la sorte di tanti santi e tante persone che colmate dalla grazia e guidate dallo Spirito del Vangelo non vengono sempre compresi nel loro stile radicale e profetico incontrando tante volte le ostilità perché turbano le comodità dei cristiani tiepidi.
Comincia a predicare le missioni a Poitiers e dintorni, sentendo che questo è il compito al quale Dio lo chiama. Inizia ad usare nelle missioni i metodi propri che più tardi gli saranno caratteristici: invita a rinnovare le promesse del Battesimo e organizza le processioni e liturgie viventi che attirano i cristiani come mai era successo prima di lui, ma i suoi successi suscitano le gelosie in alcuni che si rivolgono al vescovo per fermarlo. All’inizio della Quaresima del 1706 arriva anche il vieto del vescovo di Poitiers, De la Poype, di predicare nella diocesi di Poitiers.
È forse il periodo più difficile per il Montfort. Che fare? Luigi ripensò agli anni passati e gli sembrava che fino a quel momento la sua vita fosse stata un fallimento dietro l’altro. Nonostante tutto era sempre più convinto che la sua vocazione fosse di predicare le missioni al popolo e ora il vescovo gli proibiva di farlo! Pensò allora a vari possibili impegni, tra cui quello di partire per le Missioni Estere, ma non riusciva a decidersi. Parlò allora con il suo confessore, un frate gesuita che gli voleva molto bene, il quale gli consigliò di andare a Roma e chiedere udienza al Papa.
«Nel tuo Cuore, Gesù, dammi dimora»
Luigi di Montfort: cantore del Sacro Cuore di Gesù
«Nel tuo Cuore, Gesù, dammi dimora,
diventi anche il mio paradiso.
Nel tuo Cuore rimanga sempre il mio,
in esso possa vivere senza fine.
Dolce è l’amarti in esso ed in eterno»
(Montfort, Cantico 131,10)
Nell’epoca moderna, in Francia il culto al cuore del Salvatore conobbe nuovi sviluppi. In un tempo in cui il giansenismo proclamava i rigori della giustizia divina, la devozione al Cuore di Cristo costituì un efficace antidoto per suscitare nei fedeli l’amore al Signore e la fiducia nella sua infinita misericordia di cui il cuore è segno e simbolo.
San Francesco di Sales, morto nel 1622, assunse come norma di vita e di apostolato l’atteggiamento fondamentale del Cuore di Cristo, cioè l’umiltà e la mansuetudine, l’amore tenero e misericordioso. San Giovanni Eudes, morto nel 1680, promosse il culto liturgico ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria. È soprattutto su ispirazione di santa Margherita Maria Alacoque, morta nel 1690, che è stata istituita la festa del Sacro Cuore. A lei il Signore mostrò ripetutamente le ricchezze del suo cuore e nella sua autobiografia questa suora visitandina riferisce le famose dodici promesse del Sacro Cuore dalle quali è derivata la pia pratica dei primi nove venerdì del mese. Legata a santa Margherita Maria vi è la figura di Claudio de la Colombière (1641-1682), che si impegnerà a propagare la devozione al Sacro Cuore, in particolare tra i suoi confratelli gesuiti.
Le rivelazioni di Paray-le-Monial ebbero inizio nello stesso anno della nascita di san Luigi Maria di Montfort (1673) e susciteranno in lui un vivo interesse, grazie anche ai contatti avuti con le Visitandine. In particolare egli dedicherà una serie di Cantici al Cuore di Gesù e alla sua intima unione con il cuore della Vergine Maria. Sono i Cantici 40-44 e 47-48.
Cantico 40: I tesori infiniti del Cuore di Gesù Cristo
Nel Cantico 40 Luigi di Montfort richiama i motivi che inducono il cristiano ad onorare il Cuore di Cristo e i suoi tesori infiniti. Si chiude sulla grande e mirabile unione del Cuore di Gesù al cuore di Maria, con un invito a perdersi interamente in essi. Sono un Cuore solo perché «dal sangue del Cuore infiammato di Maria / il Cuore di Gesù è formato: / hanno un cuore solo, hanno un’anima sola / l’uno e l’altro devono essere amati» (st. 36). E attraverso il tenero cuore di Maria possiamo salire fino all’altissimo Cuore del Figlio.
Cantico 41: L'amore folle del Cuore di Gesù
Il Cantico 41 invita a contemplare l’amore folle ed eccessivo del Cuore di Gesù Cristo che si manifesta in mille modi durante tutta la sua vita, dall’incarnazione fino alla trafittura del fianco sulla croce, «da cui sgorga un torrente / d’acqua, di sangue e d’amore» (st. 34).
«Questo Cuore va dove lo trascina l’amore, / ci vuole alla fine trovare; / è debole, è senza fiato, /è stanco per il cammino. / Si siede presso un pozzo, / non per risparmiarsi, / ma per la Samaritana / che vuol salvare e conquistare» (cfr. st. 16-17).
La contemplazione il Cuore di Gesù Cristo non è fine a sé stessa, ci ricorda Luigi Maria, ma mira a che noi ne «seguiamo l’esempio amoroso» (st. 1).
Cantico 42: La devozione al Cuore di Gesù Cristo
Il Cantico 42 è un accorato invito ad arrendersi al Cuore di Cristo e al suo amore, senza fuggire lontano da lui. Ha sete della conversione del peccatore, non vuole vendetta, non ha fretta di castigare, ma invece di perdonare.
Il Cuore di Gesù è luce che illumina, dona forza e pace, offre riposo, accende di fervore: «Hai l’anima tiepida e impigrita? /Il tuo cuore è indolente? / Il mio Cuore rende un’anima fervente / e di un nano fa un gigante» (st. 22).
Ancora, è la via per amare Maria: «…se vuoi amare Maria / di un amore come infinito, / nel mio Cuore trovi la via: / il mio cuore con lei sta unito» (st. 27).
Il Cantico si chiude con l’invito ad aprire il cuore per entrare nel Cuore di Cristo, a staccarsi da ogni creatura per possedere tutto in Lui!
Cantico 43: Gli oltraggi al Cuore di Gesù
Il Cantico 43 è una lamentazione rivolta agli amici del Cuore di Cristo perché il suo amore è dimenticato, ignorato e negato. Il sacramento del suo amore, l’Eucaristia, è profanato in tanti modi. Qui Luigi di Montfort segnala le profanazioni avvenute nella sua epoca e denuncia, in particolare, quelle degli stessi cattolici. «Le nostre chiese abbandonate / il nostro Dio senza adoratori, / giorni, che dico?, anni / senza che si adorino le sue grandezze / Se molti vengono nelle nostre chiese / non è tanto per Gesù Cristo / ma per abitudine o per imitazione, / Essi non hanno per niente Gesù nella mente» (st. 14-15). Che paradosso: da una parte il Cuore di Gesù Cristo vuole ricolmare di grazie e dall’altra trova solo gelo e un freddo distacco!
Luigi di Montfort è impietoso nella sua denuncia: non c’è rispetto per la casa di Dio nella quale il mondano ostenta la sua vanità e la donna ben vestita sta accanto all’altare spoglio per farsi adorare; quante chiacchiere, quante risate, quanto chiasso e confusione in chiesa come se si fosse al mercato e non nel luogo dove dimora l’amore del Signore; quanto sono disadorne e trascurate le chiese, anche a causa di preti attaccati ai soldi come lupi rapaci!
Il Cantico si chiude con l’accorato appello a non abbandonare il Cuore di Gesù che è ancora in agonia per i tanti tradimenti. «Il mio cuore vi ama e vi desidera, / per voi è stato squarciato. / Dietro il vostro amore sospira. /Potrà essere abbandonato?» (st. 38).
Cantico 44: Le pratiche della devozione al Cuore di Gesù
Il Cantico 44 risponde alla domanda: come si esprime la vera devozione al Cuore di Cristo? In particolare, ama il Cuore di Cristo chi corrisponde al suo amore perché «l’amore chiede amore» (st. 2). Amare è adorare e consacrarsi a Lui, cantare le sue lodi e diffondere la sua devozione, visitarlo nel SS. Sacramento dell’altare, riceverlo nella santa comunione, ringraziarlo, onorando le sue immagini e iscrivendosi nelle confraternite erette nel suo nome. Ama il Cuore di Gesù chi spera in lui, evita i peccati, nascondendosi nelle sue piaghe e, soprattutto, lo imita: «È il nostro modello di vita: / abbiamo in noi i suoi stessi sentimenti, / cerchiamo di seguirlo cuore a cuore / nei suoi passi e nei suoi movimenti » (St. 14). Infine, la vera devozione al sacro Cuore si esprime nel riparare il suo onore.
Cantico 47: Onorevole ammenda al Cuore di Gesù
Il tema della riparazione ritorna nel Cantico 47 . Con accenti appassionati Luigi di Montfort intende dapprima ravvivare nel cristiano il senso del dovere di una giusta riparazione per le offese che si recano al cuore di Cristo, degno di infinito amore.
Il Cantico assume, poi, la voce dolente di un cuore affranto ed umiliato che chiede pietà per le proprie mancanze e vorrebbe gridare al mondo l’immenso amore del Cuore di Cristo: «Vorrei percorrere la terra / per gridare ovunque: / Peccatori, non fate più guerra / al Cuore amoroso di Gesù!» (st. 20).
Sarebbe troppo ardito chiedere un trapianto di cuore? Luigi di Montfort osa chiederlo per il seno e per il grembo di Maria che hanno nutrito e portato il Cuore di Gesù: «toglimi il cuore di peccatore / e non abbia in questa vita / altro cuore che il tuo Cuore» (st. 30).
Cantico 48: Alle religiose della Visitazione
Il Cantico 48 prova che Luigi di Montfort conosceva bene le Visitandine, alle quali il componimento è dedicato. In esso elogia il carisma della Visitazione e lo spirito del fondatore san Francesco di Sales; esorta le religiose ad essere orgogliose del dono ricevuto e fedeli al dovere di far conoscere e far risplendere i tesori del Cuore di Cristo.
Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (I parte: dalla nascita alla vigilia del sacerdozio)
Molti hanno sentito parlare di san Luigi di Montfort, di questo grande santo, soprattutto in riferimento alla devozione a Maria e per la sua consacrazione “Totus Tuus”. La maggior parte delle persone lo conosce anzitutto per i suoi scritti, in particolare per il “Trattato della Vera Devozione a Maria”, il suo capolavoro. Ma quanti conoscono la sua vita, il suo vissuto spirituale, la sua vita missionaria? Chi era san Luigi di Montfort?
Per questo vi proponiamo, in questa serie di 4 articoli, un breve ritratto della sua vita dalla nascita alla sua morte, per conoscere un pò meglio la figura di questo santo, il suo percorso di fede e di attività apostolica missionaria. Ovviamente, chi volesse conoscere in modo più profondo la vita e l’operato di san Luigi di Montfort, rinviamo alle varie valide biografie che ci sono.
Il nostro racconto vuole essere solo un assaggio di una vita che, guidata e colmata dalla grazia di Dio, come un piccolo seme caduto in terra dell’amore di Dio e della sua volontà, è cresciuta in un albero da cui dopo tre secoli ancora tante persone raccolgono i frutti spirituali per il loro cammino cristiano, ispirandosi e prendendo come loro guida spirituale l’esempio e l’insegnamento di san Luigi Maria di Montfort.
La nascita e l’infanzia
Luigi Maria Grignion di Montfort nasce il 28 gennaio 1673 a Montfort-sur-Meu, piccola città che sorge a ovest di Rennes in Bretagna, nell’epoca del re Sole, Luigi XIV. Nasce come secondogenito di 18 figli, in una famiglia di grande spiritualità dai genitori Giovanni Battista e Giovanna Robert. Viene battezzato nella parrocchia di S. Giovanni il 1° febbraio 1673. I primi anni della sua infanzia trascorre nella campagna di Bois-Marquer in Iffendic in contatto con una vita semplice e contadina dove imparerà le prime parole, prime preghiere, l’amore per la vita e piccole gioie dei poveri. Frequenta la scuola parrocchiale a Montfort.
Fino all’età di 12 anni, Luigi visse una vita normale. Suo padre era una persona dal carattere molto deciso e la madre una donna molto forte e devota. Da 18 figli, saranno sacerdoti tre maschi e tre sorelle diventeranno le suore e monache.
Della complessa lezione che gli viene data dai genitori, Luigi raccoglie con passione i primi elementi della sua statura spirituale d’infanzia. La sua pietà di bimbo ha caratteri spontanei: a pochi anni, gli piace parlare di Dio: impara quindi a pregare, con una serietà di proposito che lo induce a cercare, per questo scopo, il silenzio e il raccoglimento; si ritira in un angolino della sua casa rumorosa, o s’inginocchia, col rosario in mano, davanti a un’immagine della Madonna.
Luigi stringe un particolare rapporto con la sorellina, il tesoruccio di mamma, Guyonne che lui ribattezzerà Louise, molto più giovane di lui e alla quale resterà legato per tutta la vita. Un giorno, Luigi, chiuso e volitivo com’è, s’intenerisce, e disse alla sua sorellina: «Sarai bellissima e tutti ti vorranno bene, se amerai Gesù…»
Al collegio di Rennes
A 12 anni comincia ad andare a scuola a Rennes presso il Collegio gesuita S. Tommaso Becket. Alloggia presso lo zio prete Alano. È un bravissimo studente, e in più è molto buono d’animo, sempre attento ad aiutare gli altri e a dedicare le sue energie e il suo tempo a chi ha bisogno, soprattutto ai poveri, numerosissimi in quell’epoca.
Luigi stringe nel collegio le amicizie significative. Questo nuovo vento di apertura dona a Luigi soprattutto due indimenticabili compagni: si chiamano Giovan Battista Blain e Claudio Poullart des Places. D’estate, quando le vacanze riportano i Grignion al Bois-Marquer, gli studenti di Rennes – che Luigi invita in campagna – tornano fanciulli, e là con fervore catechizza i bambini e ragazzi. Un giorno al collegio sente parlare un sacerdote del luogo che racconta la propria vita di missionario itinerante e si entusiasma alla predicazione delle missioni. Studia intensamente per 8 anni a Rennes dedicandosi quando può ai poveri e sviluppando sempre più una speciale devozione per la Madonna. Gli anni del collegio passano veloce e Luigi è ormai cresciuto in un giovane forte e maturo. Come per tutti i giovani, si pone l’interrogativo: cosa fare nella vita? Quale via scegliere? Il suo amico Blain scriverà: “La vocazione sacerdotale è stata l’unica di cui parlava dal cuore, l’unica che Dio gli rivelava”.
Il suo desiderio di diventare sacerdote cresce sempre di più e a 19 anni decide di entrare nel seminario. Nell’autunno del 1692 intraprende il viaggio a piedi da Rennes a Parigi. La sua famiglia vuole offrirli un cavallo, ma egli lo rifiuta; sua madre però insiste a dargli qualcosa e alla fine gli dona un vestito nuovo mentre suo padre gli affida dieci scudi per i bisogni e le spese del viaggio; un fratello lo accompagna per un tratto, precisamente fino al ponte di Cesson, dove la strada per Parigi passa sopra un fiume e dove ci si scambiano gli ultimi addii.
Fin qui nulla di strano. Ma appena passato il ponte, Luigi compie un gesto straordinario che significa molto chiaramente il suo stile di vita che ormai intende incominciare. Celebre è l’episodio del ponte di Cesson, Il nuovo vestito regalato da sua madre e i 10 scudi dal padre per i bisogni e le spese del viaggio li diede ai primi poveri che incontrò.
Prosegue così il cammino, sempre a piedi, deciso da questo momento, a vivere sempre fidandosi della Provvidenza di Dio. Lui non aveva paura di restare senza cibo o senza il minimo necessario per sopravvivere, perché pensava e diceva: “Nei cieli ho un padre con non mi manca mai!”
Arrivo a Parigi e vita nel seminario
Luigi Maria ha diciotto anni e una salute ottima: affronta il viaggio verso la capitale come una spensierata passeggiata a piedi. Impiega una decina di giorni per percorrere i 350 km, bagnato, infangato, intontito. A Parigi dovrebbe entrare nel famoso seminario Saint Sulpice grazie ad una benefatrice che si è offerta a pagarli gli studi e la vita nel seminario.
Giunto alla casa della signora che si è offerta di pagargli il seminario, questa gli dice del cambiamento di programma. Non potrà entrare nel famoso Seminario di Saint-Sulpice, ma dovrà accontentarsi di un collegio per chierici poveri, guidato dal Sacerdote De La Barmondière. Quell’anno, il 1693, è uno dei più poveri degli ultimi decenni: la carestia significa limitazione e prudenza anche per i nobili (e la signora deve cessare il pagamento della pensione del chierico povero Luigi Maria), e ciò significa la fame e la miseria per tutti gli altri.
Luigi Maria deve darsi da fare per pagare la permanenza nella comunità, ed oltre che a stendere la mano, si adatta anche a vegliare i morti nella parrocchia vicina. A metà settembre, un’altra batosta lo colpisce: il Direttore muore improvvisamente e il suo seminario per chierici poveri deve chiudere. Luigi Maria potrà andare in un altro collegio per chierici poverissimi, accolto nella poverissima comunità del sacerdote Boucher. Provato dalle fatiche e condizioni povere della vita, aggiunte anche dalle dure penitenze del giovane seminarista, san Luigi cade a letto per una grave malattia infettiva, e venne portato all’ospizio Hotel Dieu, che in effetti fu l’ultimo rifugio per i più grandi poveri di Parigi. Le sue condizioni peggiorarono così che ormai si attendeva la sua fine, e le suore già hanno preparato il lenzuolo per avvolgere la salma del giovane seminarista. Il giovane Luigi per la grande sorpresa di tutti, per la prima volta fece l’intuire il suo dono profetico in quanto confidò al suo amico Blain che non morirà da questa malattia. Infatti, dopo pochi giorni si alzo da letto recuperando la salute e forze.
Ora bisognava risolvere anche la questione della retta annuale di 260 libri per continuare gli studi nel seminario. Siccome la Provvidenza nella vita di Montfort non mancava mai, così anche questa volta si mostrò benevola verso il povero seminarista. Per la generosità della famiglia Mortemart, Luigi Maria può entrare nel Piccolo Seminario di San Sulpizio. Segue i corsi di teologia alla Sorbona. Per Luigi il seminario è il posto ideale perché può riflettere attentamente e con calma sulla sua spiritualità personale e confrontarla anche con i modi di fare degli altri seminaristi e dei sacerdoti di quell’epoca. Per esempio a lui non piaceva l’atteggiamento comune degli altri studenti che nei loro discorsi e nei modi di fare mettevano il clero sul piedistallo; secondo lui, giustamente, c’era il rischio di cedere all’orgoglio, di sentirsi superiori agli altri.
Comunque, il tempo trascorso a San Sulpizio offre a Luigi l’occasione di studiare la maggior parte dei libri di spiritualità conosciuti, e in particolare lui si appassionò alle opere riguardanti il posto di Maria nella vita cristiana; era così interessato ai libri che a un certo punto il priore fece in modo che fosse nominato bibliotecario. La sua vita in questo periodo era sempre molto intensa e lui continuava ad essere rigoroso con sé stesso facendo molte penitenze e pregando spesso ma almeno era un po’ più ordinata di quando era appena giunto in città.
Per questo, è in quei mesi che Luigi trova il tempo di dedicarsi all’insegnamento del catechismo, e naturalmente a chi poteva dedicare principalmente la sua attenzione? Ai giovani emarginati della parrocchia di San Sulpizio, soprattutto bambini poveri e persone alle quali nessuno aveva mai pensato di dover raccontare le cose di Gesù.
Sviluppo della sua personalità umana e spirituale
Luigi Maria, nel seminario sviluppa e matura la sua personalità. Ha la forza del cuore, ha una sensibilità plastica, accesa, che organizza gl’ideali in immagine: realista e poeta, alla maniera dei bretoni. Luigi ha un temperamento di artista. Infatti che egli ha un genuino talento per la pittura e la scultura, e che se ne serve per moltiplicare immagini sacre: una, riuscitissima, raffigura un Gesù Bambino che giuoca con Giovanni Battista. La giovinezza di Luigi prende dunque respiro dalla scoperta dell’arte, cui egli rimarrà fedele sempre.
Va avanti così il suo impegno per qualche anno, molte persone apprendono da lui i fondamenti della vita cristiana, il messaggio di Gesù, l’amore per la Madonna e l’esempio dei Santi; molti nel quartiere lo conoscono e gli vogliono bene, anche se lui non è il classico chierico ben messo ma sembra piuttosto uno come loro, con vestiti malandati e scarpe bucate.
Don Epicoco: legarsi a Maria per saper rischiare e fare qualcosa di grande per Dio
“Se non si rischia qualcosa per Dio non si fa nulla di grande per Lui”: è il titolo della catechesi che don Luigi Maria Epicoco ha tenuto il 23 febbraio 2020, a Trinitapoli (BT) durante la giornata di spiritualità dell’Associazione Maria Regina dei Cuori.
A partire dall’esperienza del Padre di Montfort, don Luigi introduce nel senso profondo della consacrazione: il legame con Maria non è semplicemente una pratica esteriore, ma una relazione affidabile che aiuta a compiere scelte vertiginose, cioè a rischiare per Dio.
Maria, Sede della Sapienza
«Degna madre di Dio,
Vergine pura e fedele,
comunicami la tua fede,
per suo mezzo io avrò la Sapienza
e tutti i beni verranno in me.
Sapienza, vieni dunque per la fede di Maria.
Tu non hai potuto resisterle,
lei ti ha donato la vita,
lei ti ha fatto incarnare»
(Montfort, Cantico 124,6-7)
Oggi i missionari monfortani celebrano la memoria della Beata Vergine Maria, Sede della Sapienza. È uno dei titoli mariani che san Luigi di Montfort amava in modo particolare. Presso la casa natale a Montfort-sur-Meu si conserva ancora oggi una statua della Vergine Maria, Sede della Sapienza, che la tradizione dice scolpita da lui.
San Luigi di Montfort scrive ne L’Amore dell’eterna Sapienza:
«Quanto è felice l’anima che ha ottenuto la benevolenza di Maria! Deve ritenersi sicura di avere al più presto la Sapienza. Maria, infatti amando quelli che l’amano, comunica loro i suoi beni a piene mani, specialmente l’infinito bene che tutti gli altri racchiude: Gesù, il frutto del suo grembo.
Maria è il trono regale dell’eterna Sapienza. In lei la Sapienza manifesta le proprie grandezze, fa mostra dei propri tesori e prende le sue delizie. Non c’è luogo, nel cielo e sulla terra, in cui la Sapienza eterna sfoggi tanta magnificenza e prenda tante compiacenze, come nell’incomparabile Maria. Per questo i santi Padri la definiscono santuario della divinità, riposo e quiete della santa Trinità, trono di Dio, città di Dio, altare di Dio, tempio di Dio, mondo di Dio e paradiso di Dio. Sono epiteti e lodi verissime da riferirsi alle diverse meraviglie operate dall’Altissimo in Maria».
Con il titolo «Sede della Sapienza» viene significata la funzione materna della beata Vergine Maria: in virtù del mistero dell’Incarnazione, nel purissimo grembo della Vergine madre risiede la Sapienza del Padre;
Inoltre, la sua dignità regale: in quanto il Bambino che siede sulle ginocchia della Madre è il Re messianico, al quale da lontano vennero i sapienti, che lo trovarono con Maria e lo adorarono, offrendogli doni regali (cfr Mt 2,1-12).
Ancora, la sua straordinaria sapienza e prudenza nelle cose che riguardano Dio: Maria santissima nel Vangelo appare come la «Vergine sapiente» che ha scelto la parte migliore (cfr Le 10, 42), e la «Maestra di verità», che trasmette alla Chiesa gli avvenimenti e le parole di salvezza serbate nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51).
Anche oggi Gesù, Sapienza eterna ed incarnata, va contemplato presso Maria, trono regale, dal quale il Figlio di Dio si mostra agli uomini come icona visibile del Padre invisibile. Se vogliamo incontrare la Sapienza del Padre, cioè il Verbo della vita e della verità, dimoriamo con Maria, in sua compagnia. Lei ci conduce a gustare tutta la dolcezza di Gesù Cristo Sapienza.
Corpus Domini: «A tanto giunge chi ama con amore»
«Da un lato, la Sapienza [Gesù] vuole mostrare il suo amore per l’uomo fino a morire al posto di lui per salvarlo; dall’altro, non sa decidersi ad abbandonare l’uomo.
La Sapienza [Gesù] trova allora un meraviglioso segreto per morire e vivere nello stesso tempo, e per restare con l’uomo sino alla fine dei secoli: è l’amorosa istituzione dell’Eucaristia. E per poter appagare il proprio amore in tale mistero, non ha difficoltà a mutare e rovesciare la natura.
Se non si nasconde sotto lo splendore di un diamante o di altra pietra preziosa, lo fa perché non vuole rimanere con l’uomo solo esteriormente. Si nasconde, invece, sotto l’apparenza di un pezzetto di pane che è il nutrimento proprio dell’uomo, affinché mangiata dall’uomo, possa entrare fin dentro il suo cuore e prendervi le sue delizie.
A tanto giunge chi ama con amore! O Sapienza eterna, – dice un santo – o Dio veramente prodigo di se stesso nel desiderio che sente dell’uomo!».
(Montfort, L’Amore dell’eterna Sapienza 71)
Come diventare un missionario monfortano?
La vocazione alla vita consacrata monfortana, essendo un dono di Dio alla Chiesa per svolgere una specifica missione ispirata dallo Spirito al suo fondatore, ha bisogno della risposta della persona chiamata e una formazione adeguata a fare del candidato il missionario che sognava san Luigi Maria di Montfort.
All’inizio di ogni percorso vocazionale si trova una certa consapevolezza della possibile chiamata da parte di Dio, e da parte del candidato un volersi “mettere in gioco” per scoprire l’autenticità di questa voce interiore e rispondere con generosità alla voce del Signore che interpella la nostra libertà.
San Luigi di Montfort nella “Preghiera infuocata” (scritta dal suo cuore infuocato dall’amore e dallo zelo per Dio), domandava alla Santissima Trinità una piccola compagnia di sacerdoti missionari, e che sotto la protezione della Vergine Maria si ponessero al servizio di Dio e della Chiesa.
Così scrive sui futuri missionari della Compagnia di Maria:
“Che cosa ti chiedo? Liberos – sacerdoti liberi della tua libertà…, Liberos – schiavi del tuo amore e del tuo volere, uomini secondo il tuo cuore… Liberos – nuvole alte sulla terra e sature di rugiada del cielo che senza ostacoli volino dovunque al soffio dello Spirito Santo…, Liberos, sempre a tua disposizione, sempre pronte a obbedire a te… Liberos, veri figli di Maria, tua santa Madre, generati e concepiti dal suo amore…, che andranno dovunque con in bocca la fiaccole ardente del santo Vangelo e il santo Rosario in mano…” (PI 7-12).
In queste poche righe della Preghiera infuocata possiamo già intravedere la fisionomia del futuro missionario monfortano come un uomo apostolico, libero e pronto a dare la propria vita a Gesù Cristo attraverso Maria e a condurre una vita fraterna nella comunità religiosa.
Se un giovane sente di essere chiamato e interpellato da Dio, e vuole intraprendere il percorso di discernimento e di formazione inziale, deve prima di tutto entrare in contatto con i padri monfortani. (in fondo della pagina troverai i contatti a cui rivolgerti e chiedere qualsiasi informazione).
Dopo un primo contatto con il promotore dell’animazione vocazionale che ha sede a Roma, o con altri padri che forse hai già conosciuto, ti indirizzeremo, secondo le necessità di una presenza più vicina a te, ad alcuni referenti a livello regionale con i quali potrai prendere il contatto per un primo discernimento e l’accompagnamento iniziale.
Oltre il promotore vocazionale a livello nazionale, che è anche referente per il centro d’Italia, abbiamo un padre referente per il Nord, con la sede a Bergamo, dove si trova la Casa Madre dei missionari monfortani d’Italia, e due referenti per il Sud, con la sede in Puglia e Calabria.
In questo periodo iniziale del discernimento, vissuto in un contesto di vita di fede stabile e ordinaria, e grazie all’accompagnamento spirituale, ai ritiri, alla preghiera personale, alla lettura degli scritti e della biografia di Montfort, i candidati potranno approfondire e discernere quella voce che sentono come chiamata alla vita religiosa monfortana.
Per iniziare il cammino formativo è necessaria una certa maturità umana e spirituale
A che età si può diventare monfortano?
Il nostro Istituto accoglie come candidati nel percorso formativo alla vita religiosa monfortana tutti i giovani orientativamente dai 18 ai 35 anni.
Certamente, oggi definire un “giovane” non è molto semplice e i criteri sono diventati elastici, però ci sembra che questo arco degli anni di vita fra 18 e 35, è il più adatto e naturale per scoprire e decidersi per un orientamento definitivo alla propria vita. Vista comunque l’unicità di ogni vocazione e di ogni persona, rimaniamo comunque disponibili all’ascolto di ognuno con la sua storia e la sua esperienza per confrontarci di volta in volta.
Non esitare a contattarci per qualsiasi tuo interrogativo o chiarimento al riguardo!
Scrivici sul nostro indirizzo mail!
Il Signore con il suo Spirito Santo e per mezzo di Maria dia luce e gioia al tuo cuore!
Padre Kristijan
E-mail: kris.zlend@gmail.com
Una parola per te caro giovane in ricerca della tua vocazione!
Carissimo, tu che con interesse leggi queste pagine, forse in questo momento della tua vita, dentro di te senti una inquietudine e ti poni delle domande sul senso e futuro della tua vita. Forse senti un desiderio di offrire tutto te stesso, con i tuoi doni, i tuoi sogni, i tuoi ideali, le tue forze per qualcosa di significativo nella vita; per qualcosa dove potresti dare il meglio di te al Signore e metterti al servizio dei giovani, degli uomini e delle donne del nostro tempo. Se senti questo desiderio in te, forse è il Signore che nel tuo intimo ti chiama a qualcosa di grande e di bello da scoprire.
Forse è veramente il Signore che sta bussando alla tua porta per dirti che attende anche te a seguirlo più da vicino, che aspetta la tua coraggiosa e generosa risposta, per scoprire insieme il suo progetto per te, e così iniziare un’avventura, un cammino di ricerca della tua vocazione dietro la quale si nasconde la tua felicità e pienezza.
Ti incoraggio a non aver paura a lasciarti conquistare dal Signore per diventare uno strumento prezioso nelle sue mani, e sulle orme di san Luigi di Montfort, continuare la missione apostolica che lui ha iniziato con questa “piccola Compagnia” e che tante generazioni dei missionari monfortani hanno cercato di vivere, testimoniare e trasmettere alle future generazioni.
Se vuoi sapere di più sul carisma e sul cammino vocazionale e formativo dei missionari monfortani puoi trovare diversi articoli sulla nostra pagina. Per tutte le altre domande scrivici o prendi contatti con i padri monfortani che saranno a tua disposizione.
La mia benedizione e un saluto fraterno a te!
Padre Kristijan
E-mail: kris.zlend@gmail.com
Chi sono i Missionari Monfortani?
Missionari monfortani, conosciuti anche come padri monfortani, ufficialmente nominati Missionari della Compagnia di Maria (SMM, Societas Mariæ Montfortana), è un istituto di vita religiosa di diritto pontificio, fondato da san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673–1716). Siamo un Istituto di sacerdoti e fratelli consacrati per una vita apostolica e missionaria, e chiamati all’opera di evangelizzazione, rispondendo ai bisogni odierni della Chiesa e del mondo.
Il Santo di Montfort ancora da giovane sacerdote, sentendo nel cuore un appello urgente per l’annuncio, sognò e pregò Dio con fervore per ottenere il dono di una piccola e povera Compagnia. Sacerdoti e missionari che, sotto la protezione della Vergine Maria, e guidati dal totale abbandono alla Provvidenza, sulle orme degli apostoli, predicassero il Vangelo, e attraverso la devozione a Maria, rinnovassero lo spirito cristiano nel Popolo di Dio. Questa supplica che delinea i tratti dei futuri missionari, san Luigi la espresse nella Preghiera infuocata.
Ai suoi sacerdoti, Montfort diede una regola improntata agli ideali di povertà evangelica, distacco dal mondo, carità verso i più deboli, obbedienza, e una spiritualità apostolica e mariana.
Le nostre costituzioni così esprimono la nostra missione:
“La nostra missione nella Chiesa consiste nel rivelare il mistero della salvezza a coloro che non lo conoscono, nel farlo scoprire ed approfondire da coloro che già hanno udito la Buona Novella, con una rinnovata presa di coscienza del significato dell’impegno battesimale”. (Costituzioni n. 9)
Come parte integrante della nostra missione evangelizzatrice, è anche quella di trasmettere l’eredità spirituale di san Luigi di Montfort, espressa nella consacrazione “A Gesù Cristo per le mani di Maria”, e sintetizzata nel moto “Totus Tuus”. È l’“habitus” attraverso cui i padri e i fratelli monfortani cercano di vivere il carisma dell’Istituto per realizzare la loro vocazione religiosa.
La spiritualità di san Luigi di Montfort, che deve plasmare la vita di ogni missionario monfortano, è una scuola sapienziale in ricerca della Sapienza eterna ed incarnata, Gesù Cristo, per conoscerlo, amarlo e farlo conoscere agli altri. Questo cammino sapienziale viene percorso insieme con Maria, un grande e meraviglioso segreto donatoci dal cielo, per vivere con entusiasmo e speranza il cammino verso la santità della vita cristiana, e così essere testimoni del Regno di Cristo e di Maria nei nostri cuori e nel nostro ambiente di vita.
Dove siamo presenti?
Come Istituto siamo presenti oggi in più di 30 paesi in tutti i cinque continenti, svolgendo molteplici attività nell’area pastorale parrocchiale e missionaria, nella predicazione e nei ritiri, nell’accompagnamento e nella formazione di gruppi dei laici consacrati a Gesù per le mani di Maria, nelle riviste e nei pellegrinaggi, e negli altri settori di competenza dei padri e fratelli.
Cerchiamo di realizzare il progetto apostolico di san Luigi di Montfort: ricordare nei cristiani la sublimità della nostra vocazione battesimale per vivere con serietà e impegno le promesse del nostro Battesimo, lavorando per la costruzione del Regno e la promozione umana nel nostro mondo.