Il Calvario di Pontchâteau in Francia
Quel sogno realizzato cento anni dopo
Una distesa verde, un colle, tre croci fissate nel terreno e il limpido cielo azzurro della Loira: è questo il quadro della monumentale impresa di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il Calvario di Pontchâteau, memoria visiva di una storia affascinante iniziata nel 1709 quando il santo francese, dopo aver svolto una missione di predicazione, decide di costruire — al termine di un per-corso che possa rappresentare la Via Crucis — la scena del Golgota con delle statue al naturale. I lavori cominciano nell’agosto 1709 e nel settembre 1710 è già tutto pronto per la solenne inaugurazione: la data, il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Ma il Montfort non vedrà mai inaugurata la sua impresa poiché arriverà l’ordine del re di Francia, Luigi XIV, di fermare tutto. Il sogno si realizzerà soltanto nel 1821, più di cento anni dopo.
Oggi, questo luogo è meta di migliaia di pellegrini che grazie alla Via Crucis e al Calvario posto lì, sopra quel monte, rivivono con fede lo spirito del suo ideatore. Ma Pontchâteau non è solo questo: grazie alla sinergia tra il vescovo di Nantes, Laurent Percerou, e tutta la famiglia monfortana presente in questo sito, il Calvario sta divenendo sempre più un vero «atelier della fede e dell’evangelizzazione», come spiega a «L’Osservatore Romano» padre Santino Brembilla, da cinque anni responsabile del Calvario di Pontchâteau. «Da tre anni questo luogo è un polo importante per tutta la famiglia monfortana; sono, infatti, qui riunite le tre anime della nostra istituzione religiosa: i Missionari monfortani, le Figlie della Sapienza e i Fratelli di San Gabriele. Monsignor Percerou ci ha chiesto di pensare a Pontchâteau come centro nevralgico di evangelizzazione nella diocesi di Nantes. La domanda che ci siamo posti è stata: cosa trasmettere alle generazioni future? Abbiamo aperto così un dialogo con la diocesi per comprendere bene le possibili vie da percorrere affinché Pontchâteau non sia solo un monumento, ma un qualcosa di vivo, che possa parlare al fedele di oggi e di domani».
Questo dibattito ha prodotto una programmazione per i prossimi cinque anni, un progetto che si snoda in quattro punti fondamentali: il primo vede il Calvario divenire un centro spirituale per la diocesi di Nantes e oltre; il secondo pone lo sguardo sullo stretto legame con la parrocchia di Pontchâteau retta dagli stessi missionari monfortani; il terzo punto guarda ai giovani, con particolare attenzione all’animazione del luogo e all’evangelizzazione; l’ultimo punto si ispira all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco poiché il sito dove sorge il Calvario si estende su quattordici ettari di natura incontaminata. È dunque possibile sperimentare, proprio in questo spazio, un rapporto armonico tra l’uomo e il Creato: «È un progetto grande e ambizioso ma che con l’aiuto del nostro santo fondatore sta già dando i suoi frutti come le due iniziative che vedono coinvolte due realtà che operano a Pontchâteau, il Villaggio San Giuseppe e il Cammino di consolazione».
Il villaggio vuole rispondere alla domanda: come possiamo aiutare i poveri? Uno dei punti più importanti dell’azione pastorale di san Luigi Maria Grignion de Montfort è stato, appunto, quello di essere vicino alle persone disagiate. Oggi, i monfortani vivono quello stesso spirito attraverso il villaggio: «Una coppia di coniugi appartenenti alla famiglia laica monfortana, oggi a Pontchâteau, vive la missione dell’accoglienza: nella loro casa vengono ospitate dieci persone disagiate; con essi vivono in fraternità, con essi pregano ogni mattino; li aiutano così al reinserimento nella società attraverso diverse attività come il giardinaggio e il lavoro manuale».
L’altra iniziativa, il Cammino di consolazione, vede coinvolte le madri che hanno abortito o che hanno perso spontaneamente i figli durante la gravidanza: «Questo percorso vuole sanare le ferite di un evento così traumatico grazie a un vero e proprio cammino di rinascita». Ed è così che quella Croce posta sul monte di Pontchâteau nel 1710 riesce a essere, ancora oggi, segno di risurrezione.
di Antonio Tarallo, in OR, 28 aprile 2023