Montfort: uomo pieno della Parola di Dio
Più che mai, oggi, il rinnovamento spirituale passa attraverso la riscoperta della Parola di Dio. La vita spirituale non è autentica, non è appunto «spirituale», ma rischia di essere solo «devozionale», se non scaturisce dalla Parola e dalla Parola non viene continuamente alimentata. È lì infatti che il Maestro si rivela, educa il cuore e la mente. È lì che si matura una visione di fede, imparando a guardare la realtà e gli avvenimenti con lo stesso sguardo di Dio. È il senso della Domenica della Parola, voluta da papa Francesco.
San Luigi Maria di Montfort è un aiuto prezioso per comprendere sempre più la ricchezza e il valore di una spiritualità radicata nella Parola. Egli è stato un uomo e un apostolo tutto nutrito della Parola di Dio.
Luigi Maria ha iniziato a sperimentare il valore della Parola di Dio a Parigi, nella comunità dei seminaristi poveri del De la Barmondiere (1692-1694). Ogni settimana, per un’ora la sera, vi era una lettura spirituale sul Vangelo della domenica seguente! Una specie di “lectio divina”! E poi tutti dovevano avere una Bibbia e un piccolo Nuovo Testamento da portare sempre con sé, insieme con l’Imitazione di Cristo. Pare di sentire papa Francesco che non manca di invitare a tenere in tasca un piccolo vangelo e più volte l’ha donato ai presenti in piazza san Pietro. Il cammino formativo di Luigi Maria verso il sacerdozio è, quindi, radicato nella Parola di Dio, posta a fondamento dell’edificio spirituale.
Il Montfort sarà davvero l’uomo della Parola di Dio! I biografi lo descriveranno sempre in compagnia della Bibbia. Così il Grandet:
«La Bibbia, il breviario, il rosario ed il crocifisso sono sempre stati le provviste, abbandonato per il resto alla divina Provvidenza».
Besnard, l’altro biografo, ci ha lasciato l’inventario del mobilio che arreda il sottoscala a rue Pot de Fer, nel quale il Montfort si è rifugiato a Parigi (1703):
«Un povero pagliericcio, una scodella di terracotta, un breviario, una Bibbia, un crocifisso, un’immagine della santissima Vergine, un rosario e i suoi strumenti di penitenza componevano tutto il suo arredamento».
In un incontro a Rouen, nel settembre del 1714, all’amico Blain che gli rimproverava la condotta e i modi di fare troppo radicali, Montfort
«mostrò il Nuovo Testamento».
Il tratto del particolare legame con la Parola di Dio è passato, poi, nella iconografia tradizionale dove abitualmente il Santo di Montfort è rappresentato con passo incalzante, cappello sottobraccio in segno di rispetto per la presenza di Dio, e un tascapane dal quale spuntano la Bibbia e il Breviario.
La Bibbia, per Luigi Maria di Montfort sarà, nella sua materialità, una strategia missionaria. A volte in una processione le riserva lo stesso onore che spetta al Santissimo Sacramento. Ad esempio, nella missione di Villiers-en-Plaine:
«Andò in processione con tutti gli abitanti e per fare un grande trionfo alla Parola di Dio, prese il libro della Bibbia molto ben rilegato e lo fece portare sotto un baldacchino fino alla chiesa dove la missione stava per iniziare. Era il mese di febbraio 1716».
Nella tradizionale cerimonia della Rinnovazione delle promesse battesimali, il libro dei Vangeli aveva un posto importante: veniva intronizzato, baciato, professando di credere a tutte le verità in esso contenute e ci si impegnava a viverle.
Sappiamo che Luigi di Montfort ha sempre valorizzato le devozioni, le espressioni della pietà popolare diremmo oggi. Tuttavia, vi è in lui l’insistenza perché la vita cristiana si fondi sulla Scrittura. Era uno dei frutti che cercava di maturare nei cristiani durante e al termine delle sue missioni. A questo proposito, è significativo quanto mette in bocca a un uomo convertito nella missione, come impegno di vita:
«Leggo, dopo la Scrittura, / qualche libro di pietà
dove sia dottrina pura / e piena di carità;
non per guastare il loro linguaggio / ma per essere più saggio» (C 139,56).
Prima la lettura della Sacra Scrittura … e poi i libri di pietà, purché solidi!