L’ Anno di san Giuseppe con Luigi di Montfort Onorare Giuseppe nei misteri di Gesù
L’8 dicembre 2020 papa Francesco ha dato inizio ad un anno dedicato a san Giuseppe, per ricordare il 150° anniversario della proclamazione a patrono della Chiesa universale (8 dicembre 187), ad opera di papa Pio IX. Per l’occasione ha pubblicato la Lettera Apostolica Patris Corde (Con cuore di padre), nella quale non offre tanto approfondimenti teologici ed esegetici, ma piuttosto condivide alcune riflessioni personali, in modo molto familiare, animato dal desiderio di far sentire san Giuseppe vicino alla vita di tutti.
La festa liturgica di san Giuseppe è l’occasione per rivisitare alcuni riferimenti ‘giuseppini’ nell’esperienza e negli scritti di san Luigi Maria di Montfort.
In Francia, la devozione a san Giuseppe ha conosciuto un importante cambiamento nella prima metà del XVII secolo. Gli autori spirituali riservano un grande spazio a san Giuseppe. Le testimonianze della pietà dei fedeli si moltiplicano, in risposta alla pubblicazione di opere destinate ad incoraggiarla.
La spinta a riconoscere e sottolineare l’importanza di san Giuseppe e il suo ruolo nella storia della salvezza viene dalla Spagna. Il cardinal de Bérulle (1575-1629), fondatore della Congregazione dell’Oratorio, introdusse in Francia il Carmelo riformato di Teresa d’Avila e adottò la grande devozione della Santa a san Giuseppe.
Montfort si colloca a cavallo dei secoli XVII e XVIII ed è utile, per approfondire i pochi rimandi a Giuseppe nei suoi scritti, tener presente che la sua esperienza spirituale e missionaria è stata formata e nutrita, in particolare, dagli autori spirituali della Scuola francese di spiritualità.
Essi associano la figura di Giuseppe alle loro riflessioni sui “misteri” della vita e sugli “stati” di Cristo. “Misteri” sono tutte le realtà vissute dal Verbo Incarnato: «Ogni vicenda della vita del Figlio di Dio è un mistero», scrive Louis Cognet. “Stati” sono la maniera di essere e di agire, nella quale la persona permane e l’azione continua. Ogni azione transitoria di Gesù nel corso della sua vita terrena, assunta da lui in quanto persona divina, diviene quindi eterna e sorgente di grazia per tutta l’umanità. Bèrulle lo esprime con una bella formula:
«I misteri di Gesù Cristo sono avvenuti in determinate circostanze, e durano e sono presenti e perpetui in altri modi. Sono passati per quanto riguarda la loro esecuzione, ma sono presenti per la loro virtù, e la loro virtù non passa mai, né l’amore con cui sono stati compiuti».
Quindi, ciò che Gesù ha vissuto nel mondo e nel tempo e che ci viene riferito dai testimoni, ha un valore eterno, non solo come esempio da seguire, ma come grazia da ricevere.
Questo è importante perché la maggior parte dei rimandi di Montfort a san Giuseppe, al di là del Cantico 122 a lui dedicato, oggetto di analisi nel recente seminario on line, li troviamo nella terza parte del Libro dei Sermoni, nella sezione intitolata Sintesi della vita, della morte e passione e della gloria di Gesù e di Maria nel santo rosario (cfr. S III, 10-25; cfr. Scritti spirituali, ed. it. 2019, pp. 445-453). In particolare, come è comprensibile, nella contemplazione dei misteri della gioia.
Contemplando il mistero dell’incarnazione del Verbo, il Padre di Montfort invita a pregare la terza Ave, “per onorare i voti e le preghiere della Beata Vergine per affrettare la venuta del Messia, e [per onorare] il suo sposalizio con san Giuseppe”.
Contemplando, invece, il mistero della Visitazione, chiede di pregare la quarta Ave per onorare il dubbio di San Giuseppe sulla gravidanza di Maria”.
Contemplando il mistero della nascita di Gesù Cristo, invita a pregare la prima Ave “per onorare i disprezzi e i rifiuti ricevuti da Maria e Giuseppe a Betlemme”.
Infine, contemplando il mistero della purificazione, la settima Ave è per onorare “la fuga di Gesù Cristo in Egitto per l’obbedienza di san Giuseppe alla voce dell’angelo”.
Come si vede, la prospettiva da cui il Montfort guarda a Giuseppe è profondamente cristologica. Al centro vi è il mistero dell’Incarnazione e Giuseppe è considerato nel suo rapporto con Gesù e Maria.
Per lo più il Santo rimane sullo sfondo del mistero e il Montfort concentra l’attenzione solamente su alcuni elementi significativi della sua esperienza spirituale. Li enuncia semplicemente, senza specificarne il contenuto, che potrà essere attinto dai riferimenti evangelici. Riguardo all’Ave per onorare lo sposalizio con Maria, sarebbe interessante una ricerca negli scritti su san Giuseppe dei vari autori spirituali. Ad esempio, l’Olier nel suo libro Vie intérieure de la T. S. Vierge, al capitolo IV tratta del “matrimonio della Santissima Vergine con San Giuseppe”. Louis-François d’Argentan, nella sua opera Conférences sur les grandeurs de la Vierge (1680), dedica un capitolo allo sposalizio tra la Vergine e Giuseppe. Giovanni Eudes amava celebrare la festa dello sposalizio di Maria e Giuseppe – ne ha scritto la celebrazione, l’ufficio, delle litanie – perché per lui è il momento preciso in cui il Figlio di Dio trova il suo luogo vitale: nell’amore di Maria e Giuseppe, nella loro casa, nel loro cuore.
Ne esce, comunque, un Giuseppe molto umano. Montfort non teme di invitare a sostare sull’esperienza del dubbio e della perplessità che c’è nel cuore di Giuseppe riguardo alla gravidanza di Maria. Nello stesso tempo sottolinea l’obbedienza, con la quale Giuseppe supera il suo dramma e assicura l’integrità del Figlio e della Madre non esitando a fuggire in Egitto, lontano dalla furia omicida di Erode. Ancora, mette davanti agli occhi del cuore di chi prega la trafila umiliante a cui si sono sottoposti Maria e Giuseppe quando bussano alle porte della case di Betlemme e non c’è posto per loro.
Il Montfort usa il verbo “onorare”, termine molto caro alla Scuola francese di spiritualità. Onorare è più di riverire! Dietro questo verbo, in realtà, c’è tutto un dinamismo. Onorare Gesù Cristo, cuore dei misteri, vuol dire imprimere dentro di sé il mistero, cercare di imitarlo in quegli atteggiamenti e virtù che sono imitabili, abbandonarsi alla creatività dello Spirito per sperimentare i suoi effetti, la sua grazia. Onorare porta con sé una dimensione di viva relazione e contiene una grazia speciale di partecipazione alla vita di Gesù Cristo. Bérulle spiega che “nella riattualizzazione dei suoi santi misteri, questo onore consisterà nel fatto che spesso abbiamo nei suoi confronti un pensiero semplice e amorevole”.
Giuseppe è, quindi, un aiuto per contemplare i misteri di Cristo e conformare a Lui il nostro cuore. Si offre a noi come esempio e la sua vita “è una prova concreta che è possibile vivere il Vangelo” (Patris Corde, 6).
Coltivando con Giuseppe una relazione semplice, spontanea e piena di amore, possiamo trovare in lui un intercessore, un sostegno e una guida.