UN AMORE TRASVERSALE
La Croce nella vita e nella spiritualità di san Luigi Maria Grignion de Montfort
Si ripete sempre più spesso che la dottrina-esperienza di san Luigi Maria Grignion de Montfort – del quale oggi 28 aprile ricorre la memoria liturgica – prima che mariologica è cristologica, anzi soteriologica. «La croce», afferma René Laurentin, «sta al centro di tutta la vita e di tutta la predicazione del Montfort». Essa ha segnato profondamente la sua esistenza, la sua esperienza spirituale, l’attività missionaria, ed emerge prepotente, quale motivo fondamentale, dai suoi scritti. Si tratta di un amore, di una passione trasversale che percorre e unifica il personaggio. Nella croce di Cristo, nella follia di quel mistero di amore, egli ha ricercato il senso e il valore della vita, fino a identificare, in chiave paolina, la Sapienza con la croce.
Un leitmotiv che ritorna nella sua predicazione e nei suoi scritti, a partire dalle Lettere, in cui il santo svela la sua esperienza della croce. Così, in una lettera del 1702: «Ah, se i cristiani conoscessero il valore delle croci, farebbero cento leghe per trovarne una! Infatti solo in questa amabile croce sta racchiusa la vera sapienza che io cerco giorno e notte con sempre maggior passione» (Lettera 13). La ricerca della croce si fa più viva e forte in una missiva dell’anno seguente: «No, non cesserò mai di chiedere questo infinito tesoro, e credo fermamente che l’avrò, anche se tutti gli angeli, gli uomini e i demoni mi dicessero il contrario» (Lettera 15). Nel medesimo anno così scrive: «Quando possederò questa amabile e sconosciuta Sapienza? Quando verrà ad abitare presso di me? Quando sarò tanto adorno per servirle da rifugio, in una città in cui è ridotta sul lastrico e disprezzata?» (Lettera 16). Rivolto alla mamma, nel 1704, così si esprime: «Nella nuova famiglia in cui mi trovo, ho sposato la sapienza e la croce, in cui stanno tutti i miei tesori temporali ed eterni, della terra e dei cieli» (Lettera 20). Nel 1713, giunto ormai agli ultimi anni della sua esistenza, così riassume la parabola della sua vita: «Benedici Iddio per me, perché io sono contento e felice in mezzo a tutte le mie sofferenze, e non credo che al mondo ci sia nulla di più dolce per me della croce più amara se intinta nel sangue di Gesù crocifisso e nel latte della sua divina Madre» (Lettera 26).Nell’ultima lettera scritta nella Pasqua del 1716 si legge: «Sappi che attendo rovesci ancor più considerevoli e più sensibili, per mettere alla prova la nostra fedeltà e la nostra fiducia, per fondare la comunità della Sapienza non sulle sabbie mobili dell’oro o dell’argento, ma sulla Sapienza stessa della croce del Calvario» (Lettera 34).
A questi scritti privati bisogna aggiungere un documento pubblico chiamato Lettera circolare agli Amici della Croce (LAC), in cui Montfort presenta le linee fondamentali della perfezione cristiana centrata sul mistero della croce, da cui emerge l’esperienza della sua vita. Ciò spiega il linguaggio vibrante e radicale che fa dell’autore un eccezionale testimone di quanto annuncia e raccomanda: «Vi chiamate Amici della Croce. Che grande nome! […] È il nome sublime di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. È il nome inconfondibile di un cristiano. Amico della Croce è colui che porta veramente il Cristo. O meglio, è un altro Gesù Cristo e quindi può ripetere in verità: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”» (LAC 3-4).
«La Croce – proclama in uno dei suoi cantici – è un mistero/profondissimo quaggiù. /Senza una grande luce/non lo si intende. / Per comprenderlo è necessario/uno spirito sublime. /Eppure bisogna conoscerlo/per essere salvati» (Cantico 19, 1). La congregazione femminile, fondata da Montfort, reca non a caso il nome di “Figlie della Sapienza”, il cui fine interiore consiste nell’«acquisizione della divina Sapienza» della croce, come è affermato nel primo numero delle Regole.
La formula di consacrazione monfortana è rivolta alla Sapienza eterna e incarnata, espressione che vi ricorre ben sette volte. All’acquisto e possesso della Sapienza è finalizzata la consacrazione e, in essa, il ruolo e la missione di Maria.
Ma è soprattutto nell’importante opera L’amore dell’eterna Sapienza (AES) elabora una riflessione ampia e sistematica sul mistero della croce, in cui si manifesta la follia dell’amore di Dio per il mondo. Sono di particolare interesse i capitoli 12-14 nei quali si espone un programma di vita evangelica fondato sulla croce e concluso con una formula di singolare efficacia: «La sapienza è la Croce e la Croce è la Sapienza» (AES 180). Non basta conoscere tale Sapienza: è necessario sperimentarla, acquisirla, possederla. Con quali mezzi e per quali sentieri? Montfort ne propone quattro: anzitutto un desiderio ardente, che è un grande dono di Dio: «È la ricompensa alla fedele osservanza dei comandamenti» (AES 182). Un secondo mezzo consiste in una preghiera incessante: «Quali preghiere, quali fatiche non esige il dono della Sapienza, che è il più grande di tutti i doni di Dio!» (AES 184). Il terzo è costituito da una mortificazione universale: «Per comunicarsi, la Sapienza richiede non una mortificazione a metà oppure di qualche giorno, ma una mortificazione totale e continua, coraggiosa e discreta» (AES 196). E infine, ecco «il più grande mezzo, il più meraviglioso di tutti i segreti per acquistare e conservare la divina Sapienza: una tenera e vera devozione alla santa Vergine» (AES 203). Ella è la madre di Cristo Sapienza, è l’albero che produce tale straordinario frutto. «Qualunque dono ella ci faccia, non è per nulla soddisfatta se non ci dona la Sapienza incarnata, Gesù suo Figlio; ella è impegnata tutti i giorni a cercare anime degne di essa per donarla loro» (AES 207).
Nelle pagine conclusive de L’amore dell’eterna sapienza viene anticipato, in maniera sintetica, il contenuto del Trattato della vera devozione, che a sua volta inizia con la formula classica e caratteristica: «È per mezzo della Vergine Maria che Gesù Cristo è venuto nel mondo ed è per mezzo di lei che regnerà nel mondo». La vera devozione alla Vergine, secondo san Luigi Maria Grignion de Montfort, costituisce dunque la via privilegiata per l’acquisto e la conservazione della Sapienza di Cristo crocifisso.
«La Croce di Gesù – affermò Pio XII in occasione della canonizzazione del santo – e la Madre di Gesù: ecco i due poli della sua vita e del suo apostolato. Messo in croce egli stesso, Luigi Maria era in diritto di predicare autorevolmente il Cristo Crocifisso».
Valentini Alberto, smm
Fonte: OR, 28 aprile 2023, p. 7
Il Calvario di Pontchâteau in Francia
Quel sogno realizzato cento anni dopo
Una distesa verde, un colle, tre croci fissate nel terreno e il limpido cielo azzurro della Loira: è questo il quadro della monumentale impresa di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il Calvario di Pontchâteau, memoria visiva di una storia affascinante iniziata nel 1709 quando il santo francese, dopo aver svolto una missione di predicazione, decide di costruire — al termine di un per-corso che possa rappresentare la Via Crucis — la scena del Golgota con delle statue al naturale. I lavori cominciano nell’agosto 1709 e nel settembre 1710 è già tutto pronto per la solenne inaugurazione: la data, il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Ma il Montfort non vedrà mai inaugurata la sua impresa poiché arriverà l’ordine del re di Francia, Luigi XIV, di fermare tutto. Il sogno si realizzerà soltanto nel 1821, più di cento anni dopo.
Oggi, questo luogo è meta di migliaia di pellegrini che grazie alla Via Crucis e al Calvario posto lì, sopra quel monte, rivivono con fede lo spirito del suo ideatore. Ma Pontchâteau non è solo questo: grazie alla sinergia tra il vescovo di Nantes, Laurent Percerou, e tutta la famiglia monfortana presente in questo sito, il Calvario sta divenendo sempre più un vero «atelier della fede e dell’evangelizzazione», come spiega a «L’Osservatore Romano» padre Santino Brembilla, da cinque anni responsabile del Calvario di Pontchâteau. «Da tre anni questo luogo è un polo importante per tutta la famiglia monfortana; sono, infatti, qui riunite le tre anime della nostra istituzione religiosa: i Missionari monfortani, le Figlie della Sapienza e i Fratelli di San Gabriele. Monsignor Percerou ci ha chiesto di pensare a Pontchâteau come centro nevralgico di evangelizzazione nella diocesi di Nantes. La domanda che ci siamo posti è stata: cosa trasmettere alle generazioni future? Abbiamo aperto così un dialogo con la diocesi per comprendere bene le possibili vie da percorrere affinché Pontchâteau non sia solo un monumento, ma un qualcosa di vivo, che possa parlare al fedele di oggi e di domani».
Questo dibattito ha prodotto una programmazione per i prossimi cinque anni, un progetto che si snoda in quattro punti fondamentali: il primo vede il Calvario divenire un centro spirituale per la diocesi di Nantes e oltre; il secondo pone lo sguardo sullo stretto legame con la parrocchia di Pontchâteau retta dagli stessi missionari monfortani; il terzo punto guarda ai giovani, con particolare attenzione all’animazione del luogo e all’evangelizzazione; l’ultimo punto si ispira all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco poiché il sito dove sorge il Calvario si estende su quattordici ettari di natura incontaminata. È dunque possibile sperimentare, proprio in questo spazio, un rapporto armonico tra l’uomo e il Creato: «È un progetto grande e ambizioso ma che con l’aiuto del nostro santo fondatore sta già dando i suoi frutti come le due iniziative che vedono coinvolte due realtà che operano a Pontchâteau, il Villaggio San Giuseppe e il Cammino di consolazione».
Il villaggio vuole rispondere alla domanda: come possiamo aiutare i poveri? Uno dei punti più importanti dell’azione pastorale di san Luigi Maria Grignion de Montfort è stato, appunto, quello di essere vicino alle persone disagiate. Oggi, i monfortani vivono quello stesso spirito attraverso il villaggio: «Una coppia di coniugi appartenenti alla famiglia laica monfortana, oggi a Pontchâteau, vive la missione dell’accoglienza: nella loro casa vengono ospitate dieci persone disagiate; con essi vivono in fraternità, con essi pregano ogni mattino; li aiutano così al reinserimento nella società attraverso diverse attività come il giardinaggio e il lavoro manuale».
L’altra iniziativa, il Cammino di consolazione, vede coinvolte le madri che hanno abortito o che hanno perso spontaneamente i figli durante la gravidanza: «Questo percorso vuole sanare le ferite di un evento così traumatico grazie a un vero e proprio cammino di rinascita». Ed è così che quella Croce posta sul monte di Pontchâteau nel 1710 riesce a essere, ancora oggi, segno di risurrezione.
di Antonio Tarallo, in OR, 28 aprile 2023
Due nuove comunità apostoliche per la provincia italiana
Il Superiore Generale ha recentemente autorizzato l’apertura di due nuove comunità per la Provincia di Italia. A seguito di un lungo discernimento e in risposta al voler “osare rischiare per Dio e l’umanità ” la Provincia italiana infatti ha accettato l’affidamento dell’unità pastorale “Val del Riso” nella diocesi di Bergamo e del santuario della “Madonna di Caravaggio in Codogno”, nella diocesi di Lodi. Queste due nuove fondazioni si collocano nel clima del 350° anniversario della nascita di Montfort e del 75° anniversario della sua canonizzazione.
Riguardo al santuario della Madonna di Caravaggio in Codogno, il 26 settembre è stata firmata la convenzione tra il vescovo di Lodi, Mons. Maurizio MALVESTITI, e il Superiore Provinciale
p. Mario BELOTTI, per un periodo ad experimentum della durata di tre anni. Tale convenzione prevede l’incarico di svolgere i seguenti servizi:
1. Animazione pastorale nel santuario detto della Madonna di Caravaggio in Codogno,
2. Confessione e direzione spirituale per tutti: laici, preti e religiosi/e,
3. Percorsi di preparazione alla consacrazione a Gesù Cristo per le mani di Maria,
4. Disponibilità alle richieste dei parroci della diocesi per la predicazione mariana,
5. Disponibilità alle richieste di sostegno alla pastorale ordinaria da parte del parroco delle parrocchie della città di Codogno ed eventualmente viciniori.
Impegnati in questa nuova avventura apostolica sono i confratelli P. Orazio ROSSI e P. Fabio LOCATELLI.
Il 17 settembre ha segnato l’inizio dell’affidamento alla nostra Congregazione della responsabilità parrocchiale dell’unità pastorale “Val del Riso”. È stato il vescovo di Bergamo, Mons. Francesco BESCHI ad interpellare i Monfortani consegnando loro questo mandato.
L’unità pastorale comprende quattro parrocchie e un santuario mariano: S. Martino a Gorno, S. Maria Assunta a Oneta, S. Antonio abate a Cantoni, S. Bartolomeo apostolo a Chignolo, e il santuario Madonna del Frassino. Di seguito i tre obiettivi di questa fondazione in risposta anche alle attese del vescovo:
1. Testimonianza di una comunità religiosa–presbiterale impegnata nella realizzazione del tema della diocesi, “In cammino verso una parrocchia fraterna, ospitale e prossima”.
2. Animazione pastorale nel santuario della Madonna del Frassino, che include accoglienza dei fedeli e disponibilità all’ascolto attraverso il sacramento della riconciliazione e la direzione spirituale.
3. Diffusione della “vera devozione” a Maria secondo lo spirito di san Luigi–Maria di Montfort.
Assegnati a questo ministero sono P. Angelo EPIS (parroco), P. Aldo BOLIS (vicario parrocchiale) e P. Francesco FERRARI Jr. (collaboratore parrocchiale).
In una lettera circolare rivolta ai confratelli della Provincia, il Superiore p. Mario BELOTTI ha ringraziato i cinque confratelli che hanno generosamente aderito a questi progetti augurando loro ogni bene pastorale, sostenendoli con l’incoraggiamento e la preghiera.
P. Marco PASINATO, SMM
Dio ascolta le preghiere per le nuove vocazioni!
Domenica, 11 settembre 2022, la nostra Famiglia religiosa ha avuto la gioia di accogliere Paweł e Wojciech, due giovani provenienti dalla Polonia che al termine dell’anno di noviziato hanno emesso i primi voti religiosi.
La sera prima, dopo la preghiera dei Vespri, Paweł e Wojciech hanno rinnovato la loro consacrazione a Gesù Cristo per le mani di Maria. Nel suo intervento il superiore provinciale, p. Mario Belotti, ha spiegato ai presenti che sia i voti religiosi che le ordinazioni al diaconato o al sacerdozio sono profondamente radicati nel Battesimo, il cui fine ultimo è di condurre alla sequela di Cristo. Ha ricordato che “Quanto più perdiamo di vista il Battesimo nella nostra vita – in particolare come religiosi e sacerdoti – tanto più ci allontaniamo dallo spirito di Gesù. Allora potremo diventare dei buoni funzionari… ma non saremo mai persone simili a Cristo e tanto meno saremo in grado di ispirare i fratelli e le sorelle affidati alla nostra cura spirituale e pastorale”. Consacrarsi a Gesù Cristo per le mani di Maria significa proprio mantenere “vivo”, vivere in pienezza il proprio battesimo, per essere conformati e “riprodurre” Gesù Cristo nella nostra vita mediante un abbandono totale in Maria, Forma Dei, Stampo di Dio. Paweł e Wojciech, prima che con le labbra hanno manifestato la decisione di offrirsi senza riserve a Gesù Cristo con il gesto di infondere un po’ di incenso nel braciere posto davanti all’altare.
Il giorno successivo, durante la solenne Eucarestia celebrata nella Chiesa Madre di Santeramo in Colle, Paweł e Wojciech hanno fatto la prima professione. Ha presieduto la liturgia il superiore provinciale, attorniato da numerosi confratelli, tra cui il consigliere generale, padre Marco Pasinato. Sono presenti i familiari dei neoprofessi, provenienti dalla Polonia, tanti amici della comunità del noviziato e un nutrito gruppo di membri dell’Associazione Maria Regina dei Cuori di Trinitapoli. Le voci del coro parrocchiale hanno accompagnato i vari momenti della celebrazione e contribuito a creare un devoto clima di preghiera.
Nella sua omelia il padre Mario Belotti, commentando il vangelo (cfr. Lc 8, 19-21), ha illustrato il cammino da percorrere per rispondere al desiderio di andare a Gesù e divenire la sua famiglia: è la Parola di Dio, ascoltata e messa in pratica, che rende madre e fratello di Gesù. Guardando a Maria, ha suggerito a Paweł e Wojciech i passi da seguire perché la Parola di Dio porti frutto nella loro vita: costante apertura ad accogliere la Parola di Vita; crescere nella gioia e nella beatitudine; la perseveranza che viene dalla preghiera, dalla meditazione, dalla pratica sincera della spiritualità monfortana e dal vivere un sincero senso di appartenenza e la fraternità.
Dopo l’omelia Paweł e Wojciech hanno letto la formula della prima professione, scritta di proprio pugno, che poi hanno deposto sull’altare, unendo così l’offerta della loro vita in castità, povertà ed obbedienza al sacrificio di Cristo. Hanno, quindi, ricevuto l’abito religioso, le Costituzioni della Compagnia di Maria e la grande corona del rosario. La celebrazione si è conclusa con la firma del registro delle professioni.
Ci si è, quindi, ritrovati nel giardino della comunità per condividere con Paweł e Wojciech la gioia di questo giorno di festa. L’intensa giornata si è conclusa con la preghiera del rosario, dei Vespri e la benedizione eucaristica.
Qualche mese dopo la sua ordinazione sacerdotale, san Luigi di Montfort così scriveva al suo direttore spirituale: “Ho un grande desiderio di far amare Nostro Signore e la sua Santa Madre, di andare, in modo povero e semplice, a fare catechismo ai poveri della campagna e spingere i peccatori alla devozione alla Santissima Vergine… io non mi sento degno di questo nobile compito, ma non mi posso impedire, viste le necessità della Chiesa, di chiedere continuamente e con gemiti, una piccola e povera compagnia di buoni sacerdoti che lo compiano, sotto lo stendardo e la protezione della Santissima Vergine”. Davvero la prima professione di Paweł e Wojciech è la risposta al desiderio di san Luigi Maria. Il Signore li benedica e li confermi nel loro proposito.
Mikolaj
I nuovi novizi monfortani
Sono tre i giovani che a Santeramo in Colle (Ba) hanno iniziato l’anno di noviziato monfortano.
Giovedì, 8 settembre, festa della natività della Beata Vergine Maria, Damian, Mikolaj e Alessandro al termine dell’anno di postulandato nella comunità di Roma, hanno ufficialmente iniziato il loro cammino di noviziato a Santeramo in Colle (BA).
Durante la celebrazione dei Vespri, in un clima di semplicità e sobrietà, attorniati dai confratelli della comunità, hanno chiesto al Superiore provinciale, p. Mario Belotti, di poter sperimentare durante quest’anno la vita monfortana, per seguire perfettamente Cristo, Sapienza incarnata, secondo il carisma di Luigi di Montfort.
Accogliendo la loro domanda, il Padre provinciale ha invitato i tre novizi a vivere questo tempo di grazia alla scuola della Vergine Maria, coltivando in particolare l’atteggiamento evangelico dell’ascolto! Ascolto della Parola di Dio, di se stessi, dei formatori, degli scritti di Luigi di Montfort, dei propri compagni di viaggio e della comunità cristiana di Santeramo in Colle, che già li accoglie con grande gioia.
Con l’augurio che sia Dio ad assisterli e ad accompagnarli nell’opera che intendono intraprendere e che Gesù Cristo sia per loro l’unico Maestro di verità, il Superiore provinciale ha consegnato a Damian, Mikolaj e Alessandro gli Scritti di San Luigi Maria Grignion di Montfort, spronandoli a conoscere e gustare gli insegnamenti del Fondatore.
A loro volta i tre novizi hanno presentato la “croce di Poitiers”, preparata nei giorni precedenti, espressione del desiderio di crescere come alunni della Sapienza crocifissa.
Ecco una breve presentazione dei tre novizi.
Damian Lula: «Sono nato il 23 dicembre 1988 a Myszków, in Polonia. Ho conosciuto i Padri Monfortani grazie a fratel Henaro, dei Fratelli di San Gabriele, in occasione di un pellegrinaggio al santuario di Jasna Góra a Częstochowa.
I regolari incontri di discernimento presso la comunità dei Padri monfortani piano piano mi hanno aiutato a scoprire una chiamata al sacerdozio. Così, alla fine di agosto 2019, ho iniziato il primo anno di postulandato presso la comunità monfortana di Częstochowa.
A fine giugno 2020 mi sono trasferito a Roma per continuare il mio cammino formativo nel secondo anno di postulandato, al termine del quale ho manifestato il desiderio di entrare in noviziato».
Alessandro Agricola: «Provengo da Agrigento e ho 26 anni. La mia “avventura” vocazionale ha il suo inizio nel 2015. Dopo la maturità in ragioneria mi riavvicino alla fede e avvio un percorso di crescita spirituale nutrito dall’incontro con la Parola di Dio mediante la lectio divina, dall’Eucarestia e dal sacramento della Riconciliazione. Riassaporo, così, la bellezza di stare vicino a Gesù e sperimento, pur nelle difficoltà, quella vera pace che il mio cuore cercava.
Vengo a conoscenza della consacrazione a Gesù per le mani di Maria insegnata e proposta da san Luigi di Montfort e, dopo un itinerario di preparazione, il 4 aprile 2018 mi do tutto a Gesù per Maria, entrando nel gruppo di laici consacrati della mia parrocchia. Ritenendolo un dono prezioso, provo un vivo desiderio di proporre lo stesso cammino nell’ambito universitario e tra i miei amici.
Nel settembre del 2019 partecipo a Loreto alle giornate di spiritualità mariana, organizzate dai missionari monfortani, dove conosco il responsabile dell’animazione vocazionale. Intraprendo un cammino di discernimento e, dopo essermi laureato in mediazione linguistica e culturale, chiedo di essere ammesso al postulandato. Non tutto è stato semplice per via del distacco dalla mia famiglia, dagli amici e dal mio stile di vita, ma nella prima esperienza in una comunità monfortana ho sempre sentito il sostegno della grazia di Dio, dei formatori, della preghiera di tante persone. Sono certo che tutto questo non mancherà nemmeno nell’anno di noviziato appena intrapreso».
Mikołaj Gacek: «Sono nato il 30 maggio 2000 a Breslavia (Wrocław), in Polonia. Dopo il diploma di scuola superiore, avviene un serio cambiamento nella mia vita: dalle priorità prettamente mondane e temporali inizio a ricercare valori che non appassiscono. La successiva conversione e apertura alla spiritualità mariana suscitarono in me un grande desiderio di dedicarmi completamente a Maria.
Dopo i pellegrinaggi al Santuario della Madonna Nera a Jasna Góra e poi a Medjugorje, ho avuto un primo sentore della vocazione, ma tuttavia in ottobre ho iniziato gli studi di Ingegneria Energetica al Politecnico di Breslavia. La chiusura “provvidenziale” delle università, a causa del covid, fa emergere i miei più veri desideri e comincio a discernere la mia vocazione. Incontro la comunità monfortana di Częstochowa, conosco il suo lavoro apostolico ed esploro la spiritualità di S. Luigi di Montfort, di cui avevo già letto qualcosa nel Trattato.
Dopo un periodo di discernimento vocazionale, nel giugno 2020 sono entrato nella comunità monfortana di Częstochowa e un anno dopo ho iniziato il postulandato a Roma».
Chiediamo una preghiera particolare per Damian, Alessandro e Mikołaj.
Montfort: copia vivente di Maria per amare Gesù Cristo
Luigi Maria Grignion di Montfort muore a Saint-Laurent-sur-Sèvre il 28 aprile 1716. Beatificato il 22 gennaio 1888 da Leone XIII, viene canonizzato da Pio XII il 20 luglio 1947 nella basilica di San Pietro a Roma: «In onore della santa e indivisibile Trinità […], dopo l’invocazione del divino soccorso […] Noi decretiamo e definiamo che deve essere ritenuto santo […] il beato Grignion de Montfort».
Dopo l’invocazione e l’orazione speciale del nuovo santo, il papa esalta nell’omelia la fiamma missionaria di san Luigi Maria, la sua ardente devozione alla Vergine, la sua obbedienza e fedeltà alla Chiesa.
L’udienza speciale per i numerosi pellegrini venuti dalla Francia e da ogni parte, riprende gli stessi temi, con stile diretto e familiare: «Salute a voi, pellegrini accorsi da diversi paesi […]. Vi unisce l’amore per Maria, perché tutti vedete in colui che siete venuti a onorare, la guida che vi conduce a Maria e da Maria a Gesù…».
Segue un prolungamento trionfale delle feste vaticane: per tre giorni, il 22, 23 e 24 luglio, la chiesa di Santa Teresa al Corso d’Italia, a Roma, accoglie i pellegrini di tutto il mondo.
Poi è la volta di Montfort-sur-Meu, in Bretagna. La sera del 28 agosto giunge a Montfort l’insigne reliquia del santo conservata a Saint-Laurent-sur-Sèvre, un importante frammento dell’omero. Deposta nella cappellina costruita sul medesimo luogo in cui Luigi Grignion ricevette il battesimo, viene poi solennemente trasportata nella chiesa parrocchiale dove rimane per tre giorni esposta alla venerazione dei pellegrini.
Saint-Laurent-sur-Sèvre avrà il suo triduo, il 12, 13 e 14 settembre. Le vecchie e austere viuzze si rivestono di gioia per celebrare la gloria di Montfort, di cui la città conserva gelosamente il prezioso sepolcro nella chiesa parrocchiale che nel 1963 diventerà Basilica minore grazie a un decreto di Giovanni XXIII.
I festeggiamenti che si erano tributati un po’ dappertutto in Francia al nuovo Santo, si conclusero il 13 giugno 1948 nello scenario del grandioso Calvario di Pontchâteau, quel Calvario che fu la croce più grossa della sua vita tribolata. Mons. Angelo Roncalli, nunzio apostolico a Parigi, accettò di presiedere la celebrazione conclusiva. Dall’alto del Calvario, stando ai piedi del grande Crocifisso, impartì la benedizione finale. Annoterà in una lettera del 26 giugno 1948 indirizzata al vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi, : “al Calvario di Pontchateau, in onore di S. Luigi M. di Montfort, all’aria aperta, si contarono da 150 a 200 mila persone: tutte piene di fede, di pietà, di ardore religioso”.
Mons. Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, aveva già presieduto le celebrazioni per la canonizzazione di Luigi di Montfort a Bergamo, presso la comunità dei missionari monfortani, il 21 settembre 1947. La Cronaca della comunità così riassume il panerigirico che il nunzio tenne del santo: «Con voce calda il Rappresentante del Santo Padre ha messo in rilievo prima di tutto la santità vigorosa di San Luigi-Maria, il suo carattere vivace, ardito, impetuoso, santamente originale ed eroico, fiero della povertà e dell’ignominia della Croce, e lo spirito del quale ha saputo permeare i suoi Missionari e le Figlie della Sapienza, felice di cantare morendo la dolcezza di Nostro Signore Gesù Cristo. Il Nunzio presentò poi il Missionario, emulo di San Francesco Saverio, precursore di S. Alfonso come predicatore della SS. Vergine».
In tutto il mondo Montfort continua ancora oggi il suo cammino quale modello da imitare e intercessore da invocare. Rivela soprattutto con la sua opera più conosciuta, il Trattato della vera devozione, il segreto della sua santità: consacrarsi a Cristo per mezzo di Maria. Sarà riconosciuto da Giovanni Paolo II «testimone e maestro» di questa autentica spiritualità (cfr. RM 48).
Maria, madre che forma santi missionari
Ascolto la Parola di vita
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-40)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Contemplo con Luigi di Montfort
Dalla Preghiera infocata (PI 25)
«Ma chi saranno questi servi, schiavi e figli di Maria? (…) Saranno veri discepoli di Gesù Cristo. Seguendo le orme della sua povertà, umiltà, disprezzo del mondo e carità, insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il santo Vangelo, e non secondo i canoni del mondo; senza preoccupazioni e senza guardare in faccia a nessuno; senza risparmiare, seguire o temere alcun mortale, per potente che sia. Avranno in bocca la spada a due tagli della parola di Dio e porteranno sulle spalle lo stendardo insanguinato della Croce, il crocifisso nella mano destra, la corona nella sinistra, i sacri nomi di Gesù e di Maria sul cuore, la modestia e la mortificazione di Gesù Cristo in tutta la loro condotta. Ecco i grandi uomini che verranno e che Maria formerà su ordine dell’Altissimo».
Rifletto
Nella parte finale dell’Atto di consacrazione chiediamo a Maria di renderci veri e autentici discepoli di Gesù Cristo. I veri discepoli sono missionari. ‘Discepoli-missionari’, non ‘discepoli’ e ‘missionari’, come se quest’ultima qualifica fosse qualcosa in più. Discepoli missionari come Maria che colmata dall’amore della Trinità si lascia sospingere dall’Amore sui sentieri dell’annuncio.
“Maria si alzò”, dice il Vangelo della Visitazione! La Parola che ha preso carne in lei la mette in piedi, in viaggio con uno slancio spirituale interiore! Il rischio nostro è di essere i sedentari della fede! Diceva papa Francesco ai giovani: «Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate» (Cracovia 2019).
Maria va in quei giorni che per lei erano difficilissimi per la sua gravidanza straordinaria. Il tempo di Maria è oggi, ora, adesso … è il tempo della grazia per lei, il tempo pieno, l’ultimo perché non ce n’è un altro. Il rischio nostro è di aspettare sempre i giorni migliori – che però non arriveranno mai – per alzarci e lasciarci sospingere dallo Spirito verso gli altri per portare loro Gesù. Prendere sempre tempo, di indugiare e tergiversare spegne in noi il fuoco della missione!
Maria va in fretta! Quella bella di Dio che in fretta viene a visitarci dall’alto in Gesù Cristo. La fretta buona dello zelo, cioè della premura, della cura nel fare le cose, il metterci il cuore, la passione, l’entusiasmo. Maria va con la voglia di portare Gesù perché farlo senza zelo non sarebbe passione evangelica, ma un misero compitino da svolgere!
Luigi di Montfort traccia i lineamenti dei discepoli missionari, chiamati “apostoli degli ultimi tempi”! Sono preti e laici, uomini e donne che, cercando di vivere la consacrazione a Gesù per Maria, cioè portando il battesimo a maturità, si metteranno interamente al servizio di Cristo e della Vergine. Saranno fuoco ardente, disponibili al soffio dello Spirito come nuvole porteranno ovunque la Parola di Dio e lotteranno contro il peccato. Profondamente uniti a Dio e abbandonati in Lui, liberi da paure e ansietà, dalle trappole e prigioni delle dipendenze affettive, apostoli che non vivono nei compromessi, ispirati solo alla condotta di Gesù e di Maria.
Maria forma in noi un cuore di discepoli missionari che hanno il suo stile nel portare il Vangelo! La profonda umanità, la dolcezza e tenerezza, l’umiltà, l’accoglienza e la stima verso tutti, la sapienza e l’equilibrio, senza eccessi e posizioni rigide.
Maria ci conservi, allora, “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”, lo slancio interiore che nessuno e niente possa spegnere.
Prego
«Signore Gesù, ti chiedo:
Liberos! Donne e uomini liberi secondo la tua libertà, svincolati da tutto, distaccati da padre, madre, fratelli, sorelle, parenti secondo la carne, amici secondo il mondo; senza beni, impedimenti e preoccupazioni, perfino senza attaccamento alla propria volontà.
Liberos! Donne e uomini totalmente dedicati a te per amore e disponibili al tuo volere, secondo il tuo cuore. Non deviati né trattenuti da progetti propri, realizzino tutti i tuoi disegni …
Liberos! Donne e uomini simili a nubi elevate da terra e sature di celeste rugiada, pronte a volare dovunque le spinga il soffio dello Spirito Santo…
Liberos! Veri figli e figlie di Maria, tua santa Madre, concepiti e generati dal suo amore…
Liberos! Veri servi e serve della santa Vergine. Come san Domenico, andranno dappertutto con la torcia luminosa e ardente del Vangelo nella bocca e il Rosario in mano. Abbaieranno come cani, incendieranno come fiaccole, rischiareranno le tenebre del mondo come il sole».
(cfr. adattamento Preghiera Infocata, 7-9.11-12)
Maria, Madre della Chiesa
Ascolto la Parola di vita
Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-27)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Contemplo con Luigi di Montfort
Da L’amore dell’eterna Sapienza (cfr. AES 213.214)
«Maria non è solamente la madre di Gesù, capo degli eletti, ma è anche la madre di tutte le sue membra. Infatti, lei le genera, porta nel seno e fa nascere alla gloria comunicando loro la grazia di Dio. (…)
Tocca a Maria generare noi in Gesù Cristo e Gesù Cristo in noi, fino alla perfezione ed alla pienezza della sua età. Per cui, con più verità di san Paolo, ella può dire: Figlioli miei, io di nuovo vi partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi!».
Rifletto
Maria ha una vocazione: essere la Madre di Dio! Luigi di Montfort in uno dei suoi Cantici sul Santissimo Sacramento esplode in questa lode e benedizione: «È da te, Vergine Maria, che ci vengono / questo corpo e questo sangue… Benedetta tu in ogni luogo per averci fatto / questo dono prezioso» (C 134,11). La vocazione di Maria è dare carne e sangue al Verbo di Dio.
Sotto la croce del Figlio Maria riceve una vocazione … nella vocazione! Gesù ha voluto che lei si prendesse cura di ogni suo discepolo come madre. La conseguenza è che la Vergine Madre abbraccia in ogni istante ciascuno di noi. La sua vocazione da sempre e per sempre è una sola: essere madre nostra! È una verità da non dimenticare mai: abbiamo una madre, non siamo orfani, nella nostra vita batte il cuore di una madre.
Sotto la croce di Gesù c’è una vocazione anche per noi: diventare ed essere il discepolo che Gesù ama perché prendiamo con noi Maria. Dicendo al discepolo amato: “Ecco tua madre!”, Gesù ha chiesto ad ogni discepolo di nutrire un legame filiale con Maria. Significa che per essere conformati a Gesù Cristo – spiega Luigi di Montfort – occorre rimanere nascosti nel grembo di Maria dove lei custodisce, nutre, si prende cura, fa crescere fino a quando non ci genera alla gloria di Dio (cfr. VD 33).
Prego
«Amabile mio Gesù!
Ti sono riconoscente
per avermi donato alla tua santa Madre
quale devoto schiavo d’amore.
Mille e mille volte l’ho presa per ogni mio bene
con san Giovanni evangelista ai piedi della Croce,
e altrettante volte mi sono donato a lei.
Se ancora non l’ho fatto come tu desideri,
lo faccio ora come vuoi tu.
Se scorgi nell’anima mia e nel mio corpo
qualcosa che non appartiene
a questa eccelsa Regina,
ti prego: toglila e allontanala da me,
perché se non è di Maria, non è degna di te.
Amen».
(cfr. Il segreto di Maria 66)
Maria, mediatrice d’intercessione
Ascolto la Parola di vita
Dal Vangelo secondo Giovanni (2,1-5)
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Contemplo con Luigi di Montfort
Dal Trattato della vera devozione a Maria (VD 211)
«Il massimo bene che l’amabile Maria procura ai suoi fedeli devoti è di intercedere in loro favore presso il Figlio».
Rifletto
Una domanda: perché la mediazione di Maria? È un obbligo per noi, consapevoli della nostra pochezza o è un’attenzione della bontà paterna di Dio per “conquistare” il nostro cuore? È un’esigenza della nostra miseria morale o espressione della sovrabbondanza del dono di Dio? A ben guardare i due aspetti coesistono. Accanto alla nostra innegabile povertà umana, esiste la sovrabbondanza del dono di Dio.
Da dove partire, allora: dalla povertà umana o dalla misericordia di Dio? Luigi di Montfort, respirando il clima culturale e religioso della sua epoca, parte dall’indegnità umana e dalla conseguente consapevolezza che Dio è inarrivabile (cfr. VD 83-85). Ne scaturisce un’immagine di un Dio lontano, corrucciato ed esigente, quasi scostante, che incute timore, da rabbonire per indurlo a unirsi a noi ed esaudirci. Si potrebbe ricavare l’erronea impressione che la bontà e la misericordia abitino altrove, presso Maria, più benevola e comprensiva, e non presso Dio. In realtà, Maria nella sua funzione materna è solo un segnale dell’amore di Dio per noi e la sua mediazione è prima di tutto e soprattutto espressione della condiscendenza di Dio verso di noi, del suo interessamento appassionato per provocare ed avviare la nostra relazione filiale con Lui.
Luigi di Montfort è chiaro nell’affermare che Gesù Cristo ci basta per arrivare al Padre. Maria avvicina solo alle imperscrutabili ricchezze di Cristo e partecipa al compito dello Spirito di unirci a Cristo, di formarlo in noi e di intercedere per noi! Vuol dire che dall’unica mediazione di Gesù dipende ogni azione materna di Maria in noi e attinge tutta la sua efficacia la sua presenza accanto a noi.
Nel corso dei secoli spesso ci si è aggrappati più alla mediazione di Maria che a quella di Gesù. O Maria resta all’interno del mistero di suo Figlio o diventa insignificante. Non è possibile alcuna scappatoia. O Maria è pregata come madre che conduce al Figlio e a lui si indirizza per la mediazione di ogni grazia da parte del Padre oppure la preghiera non è fatta “secondo lo Spirito”. Maria non occupa alcuna zona intermedia tra le creature e Dio, ma è dalla nostra parte, è dentro la comunità credente e ci precede nell’avventura della fede. Il fatto che Maria sia totalmente presso Dio è la ragione per cui è anche vicinissima a noi. Per questo è la Madre alla quale in qualsiasi necessità chiunque di noi può rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, nei rischi e nelle ansie della vita, e invocare la sua intercessione.
Ringraziamo per il dono di Maria, nostra mediatrice di intercessione. Papa Francesco, commentando le parole “Non disprezzare le suppliche”, contenute nell’antica preghiera Sub tuum praesidium, ha detto: «Quando noi la supplichiamo, Maria supplica per noi. C’è un bel titolo in greco che dice questo: Grigorusa, cioè “colei che intercede prontamente” … non ritarda, come abbiamo sentito nel Vangelo, dove porta subito a Gesù il bisogno concreto di quella gente: “Non hanno vino”. Così fa ogni volta, se la invochiamo: quando ci manca la speranza, quando scarseggia la gioia, quando si esauriscono le forze, quando si oscura la stella della vita, la Madre interviene. E se la invochiamo, interviene di più. È attenta alle fatiche, sensibile alle turbolenze della vita, vicina al cuore. E mai, mai disprezza le nostre preghiere; non ne lascia cadere nemmeno una. È Madre, non si vergogna mai di noi, anzi attende solo di poter aiutare i suoi figli» (Omelia, 28 gennaio 2018).
Prego
«Ti saluto, Maria, specchio di purezza,
Vergine ricolma di grazia e di bellezza.
Il Signore è con te;
il tuo nome è santo e benedetto tra tutte le donne
e anche Gesù tuo figlio è benedetto,
Lui solo regna nella mia anima.
Tu sei mia madre, degna Madre di Dio;
soccorri la mia miseria in ogni tempo e luogo;
prega per me peccatore,
nascondimi sotto le tue ali, sostienimi adesso,
fammi avere una buona morte e la gloria eterna».
(cfr. Cantico 109,39-40)