Omelia del cardinale Angelo Comastri per l’ordinazione sacerdotale di p. David e p. Josip
- Carlo De Foucauld era un giovane parigino ateo e corrotto. Il 30 ottobre 1886 all’età di 28 anni entra nella Chiesa di Sant’Agostino a Parigi e va a bussare alla porta del confessionale dove abitualmente stava un santo sacerdote, l’Abbé Huvelin: l’Abbé Huvelin era il confessore del grande musicista Charles-François Gounod e del grande scienziato Louis Pasteur e di una folla di anime alla ricerca di Dio. Questo santo sacerdote durante alcune conversazioni aveva acceso nel cuore inquieto del giovane Carlo De Foucauld un vivo desiderio di Dio e contemporaneamente aveva acceso uno struggente desiderio di uscire dalla vita del peccato, che gli aveva procurato tristezza e delusione.
Un buon prete opera questi prodigi: perché un buon prete manda luce anche se non parla ed è come una calamita che attira le anime a Dio!
Carlo De Foucauld il 30 ottobre 1886 si alzò dal confessionale completamente rinnovato nella sua anima. Più tardi, ripensando a quel momento, dirà: “Appena capii che Dio esiste, decisi di vivere esclusivamente per Lui. La mia vocazione religiosa è nata nel momento stesso della mia conversione: perché è troppo diverso Dio da tutto ciò che non è Dio!”.
E Carlo de Foucauld diventò fervente cristiano, diventò sacerdote entusiasta, diventò missionario gridando il Vangelo con la coerenza della sua vita e con la forza convincente della bontà.
In una meditazione scritta nel deserto del Sahara egli appunterà alcuni pensieri straordinariamente belli e delicati. Uno dice così: “Maria, dopo aver pronunciato il suo sì alla chiamata di Dio, cantò il Magnificat: e noi restiamo affascinati ogni volta che riascoltiamo le parole di Maria. Però nessuno può trovare le parole adatte per esprimere il Magnificat di Dio dopo che Maria ebbe pronunciato il suo sì. Nessuno, infatti, può trovare le parole sufficienti per tradurre la gioia di Dio per il sì di Maria e per ogni sì che sboccia sulla scia del sì di Maria”.
Carissimi David e Josip, ricordatevi che la vostra storia di sacerdoti inizia con un sì; un sì che voi avete pronunciato avvertendo nel segreto della vostra anima un delicato invito di Gesù che bussava alla porta della vostra libertà e vi diceva: “Seguimi! D’ora in poi sarai pescatore di uomini”.
Non dimenticate mai quel sì, che ha fatto esultare il cuore di Dio.
- Non solo! Ricordatevi che la vita di un sacerdote, la vita di un chiamato non si esaurisce in un sì: tutta la vita deve diventare un sì. Maria è la maestra del sì, la maestra della fedeltà e della coerenza. Il sì che pronunciato nell’Annunciazione, Maria lo ripeté nella casa di Elisabetta, mentre si spendeva umilmente e generosamente per accudire l’anziana cugina nell’attesa della nascita di Giovanni.
Maria ripeté il suo sì davanti all’imprevedibile scelta della povertà di Betlemme. Dio, infatti, percorre vie per noi imprevedibili: per questo occorre rinnovare continuamente il sì, lasciando nelle mani di
Dio il timone della nostra vita. Ricordàtelo bene! Maria rinnovò il suo sì quando Simeone gettò su di lei l’annuncio di una spada che le avrebbe trafitto il cuore. La fedeltà, prima o poi, richiede il sacrificio: Maria lo capì subito e non si tirò indietro.
Maria rinnovò il suo sì quando per tre giorni, insieme a Giuseppe, con trepidazione cercò Gesù per le vie di Gerusalemme! Quel giorno Maria capì che Dio non si possiede una volta per sempre, capì che in una risposta non si esaurisce la vocazione, capì che Gesù va cercato ogni giorno: ogni giorno bisogna ricominciare il viaggio della fede e della fedeltà.
Maria rinnovò il suo sì alle nozze di Cana, quando Gesù categoricamente le disse che non era giunta la Sua ora: Maria prontamente consegnò a Gesù le Sua incondizionata fiducia e trasmise ai servi il profumo della sua umiltà e disse loro: “Qualunque cosa Gesù vi dirà, fatela! “. Notate: “Qualunque cosa vi dirà”.
E avvenne il miracolo. Quante volte, carissimi, sarete chiamati a fare come Maria: la strada della fedeltà è piena di curve, è ricca di tornanti, spesso è fatta di salite: in certi momenti l’unica via che ci resta è l’abbandono umile e fiducioso nelle mani di Dio. E, allora, vedrete che inattesamente potrete ripetere le parole del Salmo 18: “Il Signore fu mio sostegno, mi portò al largo, mi libero perché mi vuole bene”.
Maria ripeté il suo sì durante la vita pubblica di Gesù, soprattutto quando, con il cuore di mamma, intuì che una congiura di cattiveria si stava stringendo attorno al Suo figlio.
Maria ripeté il sì ai piedi della Croce: Maria non fuggì, Maria restò accanto a Gesù con la certezza, fatta tutta di fede, con la certezza che la Croce non è la sconfitta di Dio, ma è la Sua vittoria sul peccato umano: la vittoria della misericordia e del perdono. Maria, infine, ripete il suo sì nel lungo sabato Santo: tutto sembrava finito e invece tutto stava per cominciare! Maria tenne accesa la lampada della fede e con gli occhi della fede vide in anticipo i bagliori della Risurrezione.
Carissimi David e Josip, vedrete quante volte nella vostra vita ritorneranno le circostanze della vita di Maria: tenetevi pronti a rinnovare il vostro sì seguendo l’esempio mirabile della Madre dei credenti e della Regina degli Apostoli.
- Dove potrete trovare la forza? Dove potrete bere l’acqua della fedeltà? Dove potrete costruire ogni giorno le fattezze del vostro volto su quello del Volto di Gesù? Dove potrete assimilare ogni giorno il battito del Cuore di Gesù?
Non esito a rispondere: potrete trovare la forza della fedeltà, le fattezze del Volto di Cristo e il battito del Suo Cuore celebrando con fede la Santissima Eucaristia. San Giovanni Paolo Il non si stancava di ripetere: “La Santa Messa è il centro della mia giornata”.
E Padre Pio esclamava: “È l’Eucaristia che modella la mia vita: io sono soltanto un povero pezzo di creta”.
Il Cardinale Vietnamita Francesco Saverio Van Thuan più volte ha confidato: “Celebrando l’Eucaristia nel silenzio e nella povertà della mia cella ho potuto affrontare tredici anni di carcere conservando la pace nel cuore e sorridendo ai miei carcerieri che, meravigliati, mi chiedevano dove trovassi la forza per sorridere. A tutti io dicevo: ‘È Gesù che mi da la forza’. E allora molti mi domandavano: ‘Facci conoscere Gesù’. E così ho potuto battezzare diversi miei carcerieri”.
Infatti, i carcerieri, senza saperlo, vedevano la Messa che traspariva dal volto e dal comportamento del prigioniero sacerdote e si meravigliavano.
Edificati dall’esempio di tanti santi sacerdoti, non abituatevi alla celebrazione della Santa Eucarestia: ogni volta che salite i gradini dell’altare, con il cuore salite il monte del Calvario e siate pronti ad immergere la vostra anima nell’oceano dell’Amore infinito di Dio. Se farete così, tutti coloro che vi
avvicineranno avvertiranno in voi la bontà, che attira le anime a Gesù.
L’Abbé Huvelin, la guida spirituale del Beato Carlo de Foucauld, un giorno gli disse: “Nell’Eucaristia nostro Signore dà tutto, dà se stesso. L’Eucaristia è il mistero del dono, dall’Eucaristia tutti dobbiamo imparare a donare noi stessi, perché non c’è dono finché non si dona se stessi”.
E in una lettera indirizzata a Carlo De Foucauld che aveva deciso di vivere in uno sperduto villaggio del Sahara, l’Abbé Huvelin gli consigliava: “Continua, continua sempre, va’ fino alla fine. Tu non potrai donare quanto Gesù dona a te. Tu non potrai mai abbassarti quanto Egli si abbassa fino a te”.
Carissimi, la Chiesa ha bisogno di santi sacerdoti!
San Giovanni Paolo Il in una lettera inviata ai sacerdoti in occasione del Giovedì Santo, ebbe l’audacia di scrivere: “Questo è un tempo meraviglioso per essere preti”.
Sì, è vero: è vero, se saremo preti santi, preti che profumano di Cristo e non del mondo!
Oggi, consegnate a Gesù la vostra volontà di seguirLo con tutta l’anima, con tutte le forze: cioè, consegnate a Gesù il vostro sì alla Santità.
Vi aiutino i santi sacerdoti, che dal Cielo, oggi in modo particolare, pregano per voi e sempre pregheranno per voi.
Angelo Card. Comastri