Si avvia a conclusione l’Anno di San Giuseppe, voluto da Papa Francesco per ricordare il 150° anniversario della proclamazione dello Sposo di Maria a patrono della Chiesa universale.
San Luigi Maria di Montfort non è tra coloro che con gli scritti e la predicazione ha proposto in modo diretto la devozione a Giuseppe. La sua spiritualità è, invece, centrata sul mistero dell’Incarnazione, reso possibile dal “sì” di Maria di Nazaret, ed egli ha proposto la via mariana per giungere a Gesù Cristo.
Possiamo, tuttavia, immaginare che la figura di san Giuseppe abbia aiutato Luigi di Montfort a comprendere bene il senso dell’Incarnazione e a illuminare la sua relazione con la Vergine Maria. Nei suoi anni di formazione avrà, forse, avuto modo di respirare la devozione a san Giuseppe, promossa dai diversi autori spirituali del suo tempo.
Montfort, studente presso i Gesuiti a Rennes (1684-1692)
Nel 1684, a 11 anni, Luigi di Montfort si trasferisce a Rennes, capoluogo della Bretagna. Iscritto alla scuola del Collegio Thomas Becket, una delle più importanti istituzioni formative della città affidata ai Gesuiti, vi compie gli studi di grammatica, retorica, filosofia e scienze.
I Gesuiti furono tra coloro che con i loro scritti promossero la devozione a san Giuseppe in Francia nella prima metà del sec. XVII. Etienne Binet scrisse nel 1634 il libro Tableau des divines faveurs faites à saint Joseph, composto con estratti di altri autori; poi, Paul de Barry pubblicò per la prima volta nel 1639 il trattato La dévotion à saint Joseph; infine, nel 1644, Jean Jacquinot diede il suo contributo con il libro intitolato La gloire de saint Joseph.
Anche François Poiré, che sarà uno degli autori di riferimento per Luigi di Montfort soprattutto per la devozione a Maria, nella sua opera La Triple couronne de la bienheureuse Vierge, ha scritto sulla devozione a san Giuseppe. Deriva dalla riconoscenza che bisogna avere per le grandezze della Vergine Maria che si esprime nell’amare, per amore di lei, quanti le appartengono per titolo di parentela o per elezione, tra cui san Giuseppe. Presentando le virtù di san Giuseppe, riporta ciò la Vergine Maria rivelò a santa Brigida:
«Egli era totalmente morto al mondo, e alla vanità, come uno che ama solo il cielo. Era con tutto il cuore ancorato a Dio e alle sue promesse, come uno che desidera solo di vederle realizzate. Era santamente ritirato, e sempre raccolto in sé stesso, come uno che non aveva nulla a che fare con gli uomini e i cui pensieri miravano a far contento Dio, l’unico amore e il bene supremo del suo cuore».
In particolare, Louis Lallemant, Jean Rigoleuc, Saint-Jure, Surin, esponenti della cosiddetta scuola mistica della Compagnia di Gesù, faranno di san Giuseppe il patrono del raccoglimento interiore. Il Surin nelle sue Lettere sostiene con forza che per progredire nella vita spirituale occorre la fiducia nell’aiuto di san Giuseppe. Invita a coltivare tre sue virtù: la contemplazione dei misteri, il raccoglimento e la rinuncia a sé stessi per cercare Dio solo. Insiste sul raccoglimento di Giuseppe, conseguenza della sua contemplazione del mistero dell’Incarnazione. L’intimità con Gesù merita a Giuseppe di essere il padre della vita interiore e il vero protettore delle anime che hanno il coraggio di staccarsi da tutto per assorbirsi nel gusto dei misteri divini.
Uno dei tratti che emerge nell’adolescente Luigi di Montfort negli anni di Rennes trascorsi nell’ambiente gesuitico del Collegio Thomas Becket, è proprio il centramento progressivo sulla realtà della vita spirituale e un distanziamento sempre maggiore da tutto ciò che è mondano. È uno studente raccolto, che coltiva la vita interiore, con il gusto delle cose di Dio. Tuttavia la grande attrazione per la preghiera e la vita ritirata non è auto-referenziale, bensì rivolta all’esterno e incarnata in gesti di carità verso gli altri e nell’apostolato. Si fa servizio, cura, custodia dei ricoverati nell’ospedale della città di Rennes.
Montfort, seminarista a Parigi (1692-1700)
Tra novembre e dicembre del 1692, Luigi di Montfort parte per Parigi, con il desiderio di prepararsi al sacerdozio nel seminario di San Sulpizio, “una terra di santi, dove si formano altri santi”.
Il seminario di San Sulpizio fu fondato nel 1641-1642 da Jean-Jacques Olier, uno dei maggiori rappresentanti della “Scuola francese di spiritualità”, discepolo di Vincenzo de’ Paoli e del de Condren, il successore del cardinal de Bérulle alla guida dell’Oratorio di Francia.
L’Olier fondò il seminario nella parrocchia omonima, di cui era parroco, allo scopo di curare la formazione spirituale, teologica e apostolica dei candidati al sacerdozio, attuando così le direttive del Concilio di Trento (1545-1563). Sentendosi chiamato a “portare la contemplazione nel sacerdozio”, costituì la Compagnia dei preti del seminario di San-Sulpizio, che affidò alla Vergine Maria e, appunto, a San Giuseppe. Con le sue quattro comunità seminaristiche, San Sulpizio sarà la matrice e il vivaio del clero di Francia.
Luigi di Montfort, arrivato a Parigi, dapprima entra in una delle comunità per studenti poveri che erano fiorite attorno ai seminari sulpiziani, quella del de La Barmondière, ex curato della chiesa di San Sulpizio (fine 1692-1694). Il regolamento della casa si apriva con queste parole:
«Regolamento generale dei poveri ecclesiastici studenti i quali vivono in comune uniti al seminario di S. Sulpizio in Parigi, in onore della vita povera, disprezzata e laboriosa che Gesù ha condotta durante i trent’anni della sua vita nascosta, per disporsi alle funzioni del suo divino Sacerdozio sotto la protezione della Santissima Vergine, di San Giuseppe, dei Santi Apostoli e degli uomini apostolici» (Cfr. Benedetta Papasogli, 1991, p. 59; nota 7).
Il regolamento veniva letto una volta al mese durante il pranzo e Luigi di Montfort è tra i giovani seminaristi che vivono in comunità imitando la vita nascosta di Gesù nei trent’anni di Nazaret e si preparano al sacerdozio mettendosi sotto la protezione di Maria e Giuseppe e degli Apostoli!
Montfort entrerà, poi, al Piccolo Seminario dove proseguirà la sua formazione fino all’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 5 giugno 1700. Ebbene, nell’opuscolo Pietas Seminarii S. Sulpitii, una sorta di direttorio spirituale destinato agli aspiranti della Compagnia di San Sulpizio, Olier detta le regole per la perfezione spirituale e apostolica del futuro prete. Tra le altre cose, al paragrafo X si legge:
«Perciò unendosi intimamente a Cristo fanciullo, gli alunni di questa Compagnia venereranno con devozione speciale la Santissima sua Madre Maria e il beatissimo Giuseppe alla cui protezione e patrocinio si affideranno pienamente e con fiducia, e come fanciulli in Cristo, trascorrendo la vita sicurissimi all’ombra delle ali del padre e della madre, saranno loro sottomessi con un impegno perpetuo di schiavitù».
Niente vieta di pensare che Luigi di Montfort si sia davvero affidato con fiducia alla protezione di Maria e di san Giuseppe, unendosi alla sottomissione che Gesù, la Sapienza eterna ed incarnata, visse nei loro confronti. E come Gesù, all’ombra delle loro ali, anch’egli sarà cresciuto in sapienza, età e grazia.