È una preghiera che colpisce immediatamente chi la legge, come è accaduto a Frederick William Faber (1814-1863), per il quale «dopo le lettere degli Apostoli sarebbe difficile trovare parole così infocate». Per don Giuseppe De Luca, autore di un’eccellente biografia di san Luigi Maria Grignion de Montfort, «il colmo della perfezione di scrittore di pietà è nella famosissima Prière, con cui domanda missionari. Qui non lo inceppa il metro [come nei Cantici]. Qui egli non doveva diffondersi in sviluppi organici [come nei Trattati spirituali]: le sue parole sono un solo grido».
Parole che esplodono da un cuore pieno, traboccante, che non hanno nulla di folgorazione improvvisa: sono aspirazioni lungamente coltivate, portate in cuore e divenute infine incontenibili e straripanti. Punto di partenza è la situazione della Chiesa, come con chiarezza il giovane Montfort — del quale il 28 aprile ricorre la memoria liturgica — aveva dichiarato, pochi mesi dopo la sua ordinazione sacerdotale: «Ho un grande desiderio di far amare Nostro Signore e la sua Santa Madre, di andare in modo povero e semplice a fare catechismo ai poveri della campagna e spingere i peccatori alla devozione alla santissima Vergine […]. Io non mi sento degno di questo nobile compito, ma non mi posso impedire, viste le necessità della Chiesa, di chiedere continuamente e con gemiti una piccola e povera Compagnia di buoni sacerdoti che lo compiano, sotto lo stendardo e la protezione della santissima Vergine» (Lettera del 6 dicembre 1700).
Egli prega per amore della Chiesa e la sua preghiera è solenne, ardita, audace: si rivolge direttamente alle Persone della Santa Trinità, invocando una piccola Compagnia, che è parte del progetto eterno del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. E lo fa con le parole della Scrittura, con gli accenti appassionati e violenti di profeti e apocalittici e con le suppliche dei salmi.
Il leit-motif della preghiera è costituito dal ricordo, dal Memento! ripetuto ben venti volte. La Preghiera infocata, dunque, si apre con un accorato “ricordati”, rivolto a Dio Padre, tratto dal salmo 74, che presenta il popolo dell’alleanza in una situazione di angoscia e oppressione, simile a quella della Chiesa, per la quale Montfort supplica il Signore. L’invocazione Memento Congregationis tuae quam possedisti ab initio, il grido del salmista per il popolo di Dio, viene indirizzato al Padre per la piccola Congregazione che è parte di questo popolo e in qualche misura lo incarna nel tempo presente. Tale Congregazione fa parte da sempre dei progetti divini: prima del tempo, nella creazione e nella pienezza del tempo, quando il Figlio di Dio, morente sulla croce, l’affida alla sua santa Madre.
Segue pertanto una serie di Memento rivolti al Padre: ricordati delle tue ripetute promesse; delle preghiere che i tuoi servi e serve ti hanno innalzato nel corso di tanti secoli; ricordati soprattutto del tuo Figlio, della sua morte crudele e del suo sangue, perché «per mezzo di questa Congregazione il suo regno sia instaurato sulle rovine di quello dei tuoi nemici» (n. 4). A conclusione della preghiera al Padre — come, parallelamente, avverrà al termine dell’invocazione al Figlio e allo Spirito — viene ribadita la gravità della situazione della Chiesa e del mondo, che richiede un intervento deciso, urgente, della giustizia e della salvezza di Dio. Al servizio di tale azione divina si implora la nascita e l’opera della piccola Congregazione di Maria.
La preghiera al Figlio (nn. 6-14) sottolinea fortemente la presenza e il ruolo della Vergine, che caratterizza questa Compagnia: «Signore Gesù, ricordati della tua Congregazione: ricordati di dare a tua madre una nuova Compagnia per rinnovare per suo mezzo tutte le cose […]. Da’ figli e servi a tua madre, altrimenti che io muoia» (n. 6). Per sua madre, ci si rivolge a Gesù: «Ricordati del suo grembo e del suo seno, e non mi respingere. Ricordati di chi sei figlio ed esaudiscimi. Ricorda chi è lei per te e chi sei tu per lei e appaga i miei desideri» (ivi). Per amore di sua madre, il Figlio di Dio non può non ascoltare la preghiera.
Segue quindi una splendida descrizione dei figli che Gesù dovrà donare a sua madre: liberos (con la duplice accezione di “figli” e “liberi”), figli di Maria e persone totalmente libere per la missione. Il termine liberos viene ripetuto ben sei volte, con splendide variazioni: «Liberos […] sacerdoti liberi della tua libertà (n. 7); schiavi del tuo amore e del tuo volere, uomini secondo il tuo cuore (n. 8); nuvole alte sulla terra e sature di celeste rugiada che senza ostacoli volino dovunque al soffio dello Spirito (n.9); persone sempre a tua disposizione, sempre pronte a obbedire a te (n. 10); veri figli di Maria, tua santa Madre, generati e concepiti dal suo amore, portati in grembo, attaccati al suo seno, nutriti del suo latte, allevati con le sue cure, sostenuti dalle sue braccia e arricchiti delle sue grazie (n. 11); veri servitori della santa Vergine, che vadano dovunque con in bocca la fiaccola luminosa del Vangelo e in mano il santo Rosario […] che, mediante una vera devozione a Maria, […] schiaccino dovunque passeranno la testa dell’antico serpente» (n. 12).
Anche la preghiera a Gesù — come quella al Padre — si conclude con la visione della grave situazione in cui versa il mondo: sarebbe meglio morire piuttosto che continuare a vedere ogni giorno torrenti di iniquità che investono la terra.
Allo Spirito santo è dedicata l’ultima parte della Preghiera, la più ampia (nn. 15-30) e articolata. «Ricordati, Spirito santo, di generare e formare figli di Dio, con Maria […]; con lei e in lei hai formato il Capo dei predestinati; con lei e in lei devi formare le sue membra […] tutti i santi del passato e del futuro, sino alla fine del mondo, sono altrettante opere del tuo amore unito a Maria» (n. 15). Se al Padre si chiedeva di rinnovare i suoi prodigi, mediante questa piccola Congregazione, e a Gesù di donare figli a sua madre, allo Spirito si domanda di generare e plasmare questa Congregazione insieme con Maria.
Gli ultimi tempi della Chiesa e del mondo — a coronamento dell’opera compiuta dal Padre e dal Figlio — sono affidati all’azione potente dello Spirito che deve rinnovare tutte le cose. Il mondo ha bisogno di essere rigenerato, riplasmato e consumarsi in un diluvio di fuoco che lo Spirito deve accendere, per rinnovare la terra e convertire tutte le nazioni. Per tale universale palingenesi, sale l’invocazione a Dio: «Manda questo Spirito tutto fuoco sulla terra, per crearvi sacerdoti tutto fuoco, per il loro ministero sia rinnovata la faccia della terra e riformata la tua Chiesa» (n. 17). È con questa precisa finalità che risuona l’invocazione Memento: ricordati della tua Congregazione, «che devi radunare nel mondo e dal mondo» (n. 18). Tale Congregazione viene descritta con molteplice, idealizzata simbologia: si tratta di un gregge di mansueti agnelli, uno stormo di innocenti colombe, uno sciame di api operose, un branco di agili cervi, un battaglione di coraggiosi leoni. La descrizione prosegue attingendo al simbolismo del misterioso Salmo 68, in cui vede prefigurati i missionari della Compagnia di Maria. Essi saranno una pioggia abbondante che Dio manderà per la sua eredità tanto indebolita e macchiata per i peccati dei suoi figli. Come gli apostoli, essi predicheranno con grande forza e potenza; il Signore darà loro bocca e sapienza cui nessuno potrà resistere. Saranno nutriti delle dolcezze divine che il Signore ha loro preparato e abiteranno sul Salmon, montagna lussureggiante e compatta, la più alta tra i monti, sulla quale il Signore abita e dimorerà per sempre. La misteriosa montagna è Maria, le cui fondamenta sono sulle cime dei monti. Lassù abiteranno, ricolmi di beatitudine e trasfigurati, i missionari sognati dal Montfort: «Beati, mille volte beati, i sacerdoti che hai prescelti e destinati a dimorare con te su questa montagna fertile e santa, affinché lassù diventino re per l’eternità […] diventino più bianchi della neve, perché uniti a Maria […] siano arricchiti della rugiada del cielo e dell’abbondanza della terra, di ogni benedizione temporale ed eterna di cui Maria è ricolma. Dall’alto di questa montagna, come altrettanti Mosè, con le loro ardenti preghiere scaglieranno frecce contro i nemici per abbatterli o convertirli. Su questa montagna impareranno dalla bocca stessa di Gesù Cristo, che sempre vi dimora, il significato delle beatitudini […]. Su questa montagna di Dio saranno trasfigurati come sul Tabor, moriranno con Lui come sul Calvario e ascenderanno al cielo con Lui come sul monte degli ulivi» (n. 25).
Questa è la Congregazione che Montfort invoca dal Signore, per un mondo in cui le forze del male si coalizzano formando «un’immensa moltitudine di perversi che, sebbene divisi gli uni dagli altri, […] si uniscono tutti insieme […] sotto la bandiera e il comando del demonio» (n. 27). Di fronte a tale situazione, a un mondo che brucia, Montfort lancia il grido: chi è dalla parte del Signore si unisca a me, per formare sotto la bandiera della Croce un esercito ben ordinato e schierato che combatta per la causa di Dio. Ma è il Signore stesso il protagonista di questa battaglia: «Alzati Signore in tutta la tua potenza e giustizia e formati una scelta compagnia di guardie del corpo (altra metafora della sua Congregazione) […] per difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile sotto un solo pastore e nel tuo tempio tutti ti rendano gloria».
Si tratta di una storia drammatica, in cui protagoniste sono le Persone divine alle quali la Preghiera infocata ripete appassionatamente di ricordare quanto hanno operato e promesso, fino alla fine dei tempi. E in tale contesto sale a Dio-Trinità l’invocazione per una Congregazione di missionari, per la piccola Compagnia di Maria, interamente dedicata al servizio di Dio e della salvezza.
Fonte: L’OSSERVATORE ROMANO, 28 aprile 2022, pagina 6